Morti di amianto, condannato un imprenditore

1 anno e quattro mesi per Mario Pasotti che era stato consigliere delegato della Pasotti Legnami, fallita nel 1993. Due operai sono deceduti nel 2012 e 2015.

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(red.) Nella giornata di ieri, lunedì 28 ottobre, dal tribunale di Brescia è arrivata una sentenza di condanna a 1 anno e quattro mesi di reclusione nei confronti di Mario Pasotti, oggi 71enne ed ex consigliere delegato della Pasotti Legnami Spa con sede a Brescia e uno stabilimento anche a Rezzato. L’attività ha chiuso i battenti negli anni ’90 dopo il fallimento e dopo diversi anni di distanza, nel 2012 e 2015, sono morti due dipendenti. Secondo la ricostruzione dell’accusa, accolta dal giudice, i due addetti hanno perso la vita a causa dell’amianto respirato. E ieri si è svolta l’ultima udienza del processo di primo grado con la deposizione dell’imputato e la sentenza.

Pasotti ha cercato di difendersi dicendo che il suo ruolo nell’azienda era solo nell’ambito commerciale e non nella produzione, mentre nello stabilimento c’erano gli zii, il presidente e il vicepresidente. Un suo testimone ha anche aggiunto che nell’impresa, in cui lavoravano 280 dipendenti, si operava su pannelli di legno ma con una piccola percentuale di amianto del 2-3% e destinati ai cantieri, quindi per una produzione molto ridotta. A perdere la vita sono stati gli operai Giuseppe Di Fraia e Noé Ghidoni, entrambi per un tumore ai polmoni.

In particolare, Di Fraia perse la vita nel 2012 dopo aver lavorato dal 1981 al 1983 e respirando amianto che nel 2011 aveva portato ad accertare delle neoplasie. L’altro dipendente, invece, è morto nel 2015 dopo aver lavorato dal 1973 al 1984 e l’ultimo periodo a contatto con l’amianto. Noé Ghidoni era noto anche per essere stato presidente del Movimento Cristiano dei Lavoratori. Pare che nell’azienda – a quei tempi non c’erano così tante attenzioni sull’amianto – si operasse comunque fino a quando nel 1985 un’ispezione sanitaria aveva accertato la presenza della sostanza cancerogena.

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