Estorsioni di tipo mafioso, 23 vanno alla sbarra

Tra loro anche Massimo Sorrentino, titolare della pizzeria "I 3 Monelli" di Brescia e finito agli arresti dopo che nel suo ristorante vennero trovate armi.

(red.) Nella giornata di ieri, mercoledì 6 marzo, al tribunale di Brescia è iniziata l’udienza preliminare a carico di ventitré imputati con ben 33 capi di accusa a vario titolo divisi nelle loro presunte responsabilità. Si va dall’estorsione con metodo mafioso alla ricettazione, dalla violenza sessuale di gruppo alla spendita di banconote false, dalla detenzione di armi in pizzeria fino all’incendio di un’auto, ma anche corruzione, traffico di cocaina, accesso abusivo a sistemi informatici e rivelazione di segreti d’ufficio. Tra gli imputati c’è anche Massimo Sorrentino, 47enne titolare della pizzeria “I 3 Monelli” di Brescia.

Durante l’udienza è stato chiesto al giudice di valutare la possibilità di separare i vari processi perché ci sarebbero reati non collegati a tutto il gruppo. In ogni caso, nei sei mesi precedenti, la Squadra Mobile della questura di Brescia aveva scoperto pistole a tamburo e fucili a canne mozze all’interno della pizzeria e portando all’arresto del titolare e di altre quattro persone. Sempre collegati a Sorrentino, ci sarebbe una tentata estorsione nel 2014 verso Frank Seramondi, poi ucciso a Ferragosto di quell’anno per concorrenza.

Secondo l’accusa, Sorrentino avrebbe inviato un proprio scagnozzo per chiedere 15 mila euro e usando il metodo mafioso con cui convincere Seramondi a pulire il suo piazzale dagli spacciatori. 30 mila, invece, quelli che avrebbe chiesto a un 40enne che aveva appena acquistato all’asta la casa di un commercialista. Infine, nel 2017, un incendio appiccato al gazebo di un bar vicino al tribunale per chiedere di vendere il locale. Ma anche in quel caso l’intimidazione non era andata a segno. L’udienza è stata rinviata a lunedì 11 marzo per le decisioni del giudice sul rinvio a giudizio.

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