Cartello tondino, Antitrust al CdS contro Tar Lazio

Ricorso dell'autorità dopo che in secondo grado era stata accolta la posizione di aziende siderurgiche (anche bresciane) ree di aver imposto le quotazioni.

(red.) La battaglia legale non è ancora finita per le sette imprese siderurgiche, la maggior parte bresciane, che erano finite nel mirino dell’Antitrust per l’accusa di aver fatto cartello nella vendita dei tondini di cemento armato e rete elettrosaldata. Si tratta dell’Alfa Acciai, Ferriera Valsabbia, Feralpi Siderurgica, Ferriere Nord-Fin.Fer., Riva Acciaio, Industrie Riunite Odolesi e Ori Martin, oltre alla Stefana, che erano state multate per 140 milioni di euro dall’autorità garante per la concorrenza e il mercato. Le aziende, per cautelarsi, avevano versato le sanzioni da pagare, ma nello stesso tempo presentato anche il ricorso al Tar del Lazio (non da parte di Stefana).

E il 23 maggio il tribunale aveva dato ragione proprio alle imprese. Nella sentenza si parlava di carenze nella fase di accertamento delle violazioni, la durata eccessiva – oltre un anno – per l’istruttoria e il fatto che non ci sarebbe stata l’intesa dolosa. Secondo l’autorità, invece, dal 1989 al 2000 le aziende si sarebbero ritrovate durante riunioni mensili e ogni quindici giorni tra Nuovo Campsider e Camera di Commercio di Brescia per definire strategie commerciali e imporre i prezzi sulle quotazioni del rottame ferroso. La novità delle ore precedenti a venerdì 5 ottobre è che l’Antitrust, come scrive il portale Siderweb, ha impugnato la sentenza del Tar al Consiglio di Stato. E come prima conseguenza, in attesa del giudizio del merito, le sanzioni da restituire alle aziende sono state sospese.

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