Vobarno, uccise cognato, 10 anni anche in appello

Confermata anche in secondo grado la condanna per Kumaraku per quanto avvenuto nel giugno del 2016 a Carpeneda. L'uomo avrebbe agito per difendere sorella.

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(red.) Nella giornata di venerdì 23 marzo la Corte d’Appello di Brescia si è pronunciata sul ricorso presentato dal legale di Laert Kumaraku che era già stato condannato in primo grado, dopo il rito abbreviato, a dieci anni di reclusione per l’omicidio del cognato Dritan Mali. Era il 3 giugno del 2016 quando l’albanese Kumaraku si trovava in casa dei due parenti – l’uomo e la sorella – in via Prada a Carpeneda di Vobarno, nel bresciano. A un certo punto sembra che Dritan Mali stesse maltrattando e avendo una lite con la compagna.

Tanto da far muovere il fratello di lei che prima gli avrebbe chiesto di smettere in quell’atteggiamento e poi lo avrebbe colpito con una coltellata mortale. Una situazione che era stata confermata anche dalla sorella nell’interrogatorio, ma che non era stato sufficiente per escluderlo da responsabilità e dalla condanna a 10 anni. Nell’udienza di venerdì il legale dell’imputato per omicidio volontario aveva chiesto alla Corte di riconoscere piuttosto l’eccesso colposo di legittima difesa, ma così non è stato. E il giudice ha confermato la pena di primo grado.

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