Stamina, motivi condanna a quattro bresciani

In tribunale a Torino depositate le motivazioni sui 2 anni in primo grado. Si parla "solo" di farmaci imperfetti trattati su dodici casi, anche un bambino.

(red.) Venerdì 28 luglio in tribunale a Torino sono state depositate le motivazioni con cui il presidente della Prima sezione penale Diamante Minucci il 29 maggio ha condannato quattro medici bresciani per la vicenda Stamina. Si tratta dell’ex direttrice sanitaria dell’ospedale Civile Ermanna Derelli, l’oncologo Fulvio Porta, la segretaria scientifica del comitato etico Carmen Terraroli e la responsabile del laboratorio di cellule staminali Arnalda Lanfranchi. Per tutti è arrivata una condanna a 2 anni di reclusione, con pena sospesa, al termine di un processo di primo grado che era stato ridimensionato nelle accuse.

Infatti, nelle motivazioni si parla solo del reato di somministrazione di farmaci imperfetti su dodici casi. Secondo il giudice, i quattro sarebbero stati fondamentali per portare Stamina all’interno delle stanze dell’ospedale Civile bresciano. Ma niente associazione a delinquere, truffa ai danni del sistema sanitario e nemmeno abuso d’ufficio. I fatti che hanno portato al processo sarebbero avvenuti dalla primavera del 2011 fino al maggio del 2012 e solo su dodici pazienti nell’ottica di un accordo tra l’ospedale e Stamina.

Nessun coinvolgimento dei quattro, invece, sugli altri malati e per i quali erano stati i giudici a ordinare di proseguire il trattamento. Sempre secondo i giudici, si tratta di farmaci imperfetti perché realizzati in laboratori senza alcuna autorizzazione, nemmeno brevetti e basi su sterilità e tracciabilità. In più, Stamina avrebbe portato la sperimentazione al Civile per tentare in una struttura pubblica.

Le altre accuse, tra truffa e associazione a delinquere, erano cadute perché il gruppo non avrebbe mai chiesto rimborsi alla Regione sul trattamento applicato e non ci sarebbe stato alcun contatto tra i quattro con Marino Andolina e Davide Vannoni di Stamina. In ogni caso, i legali dei bresciani condannati hanno già annunciato ricorso in appello per “risolvere” anche la questione dei farmaci imperfetti, difficili da inquadrare dal punto di vista giudiziario.

Commenti

L'email è richiesta ma non verrà mostrata ai visitatori. Il contenuto di questo commento esprime il pensiero dell'autore e non rappresenta la linea editoriale di QuiBrescia, che rimane autonoma e indipendente. I messaggi inclusi nei commenti non sono testi giornalistici, ma post inviati dai singoli lettori che possono essere automaticamente pubblicati senza filtro preventivo. I commenti che includano uno o più link a siti esterni verranno rimossi in automatico dal sistema.