Processo Stamina, sentita ultima imputata

Interrogata Arnalda Lanfranchi, responsabile del laboratorio di cellule staminali al Civile. "I brevetti erano arrivati, non sapevo se sede era adeguata".

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(red.) Lunedì 16 gennaio al tribunale di Torino si è svolta una nuova udienza nell’ambito del processo contro il metodo Stamina, in cui sono imputati quattro “bresciani”. Sono Ermanna Derelli, Fulvio Porta, Carmen Terraroli e Arnalda Lanfranchi, tutti legati all’ospedale Civile di Brescia e accusati di associazione a delinquere finalizzata alla somministrazione di farmaci imperfetti.

Lunedì è stata sentita l’ultima degli imputati, Arnalda Lanfranchi, responsabile del laboratorio di cellule staminali all’ospedale Civile di Brescia e in cui il materiale organico veniva trattato e manipolato, per poi essere trapiantato come “cura” nei malati neurodegenerativi. Interrogata dal sostituto procuratore Alessandro Aghemo, ha rivelato che forse sarebbe stato meglio un approfondimento maggiore sul trattamento sanitario. Ma ha anche precisato il fatto che, nel momento in cui erano arrivati i brevetti e ritenuti regolari, persino dalle autorità sanitarie, il problema sarebbe stato quello di capire se il laboratorio del Civile fosse stato in regola.

Quindi, la Lanfranchi non ha manifestato dubbi sul trattamento, che al massimo poteva essere studiato meglio, secondo lei, quanto sul fatto se l’ospedale bresciano fosse adeguato dal punto di vista tecnico e normativo. “Non potevo pensare che un’azienda come il Civile potesse fare una cosa irregolare” ha detto al magistrato. Rivelando anche che la situazione sembrava fosse stata risolta dopo la vicenda giudiziaria per truffa che aveva coinvolto Davide Vannoni, presidente e fondatore di Stamina.

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