Stamina, accusati: c’era il via libera di tutti

Sentiti tre dei quattro "bresciani" imputati per il trattamento. "Stato, Regione e direzione sanitaria erano d'accordo". Processo aggiornato al 16 gennaio.

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(red.) “Nessuno di noi sapeva esattamente che cosa fosse, ma c’è stato il via libera di tutti, da Stato, Regione e dalla direzione per portare il metodo Stamina all’ospedale Civile di Brescia”. E’ quanto emerso dagli accusati lunedì 12 dicembre all’udienza del processo in corso a Torino contro i quattro “bresciani” imputati di associazione a delinquere finalizzata alla somministrazione di farmaci pericolosi. Davanti al giudice Diamante Minucci e interrogati dai pubblici ministeri Alessandro Aghiero e Lisa Bergamasco, hanno parlato Ermanna Derelli, Carmen Terraroli e Fulvio Porta.

Il 16 gennaio 2017, invece, a quando è stato aggiornato il dibattimento, sarà sentita Arnalda Lanfranchi. Porta, responsabile del progetto bresciano di Stamina, ha spiegato dal suo punto di vista come sia stato Marino Andolina, braccio destro del fondatore Davide Vannoni, a proporre l’iniziativa. Cioé quella di trattare i pazienti al Civile con il metodo sperimentale. “Quando gli ho chiesto se avessimo avuto le autorizzazioni per farlo e se a Trieste – dove era stato già trattato – fosse andato bene, mi ha detto che era tutto a posto e regolare. Invece non era così, è un bugiardo”.

Questo l’intervento di Fulvio Porta che ha aggiunto di essere certo di non aver fatto male a nessuno dei pazienti coinvolti. Ermanna Derelli, ex direttore sanitario del Civile, ha precisato che dopo il via libera del comitato etico e della direzione, non pensava ci fosse nulla di sbagliato. Tanto da essere pressata perfino a livello nazionale sul metodo. Infine, Carmen Terraroli, segretaria del comitato etico, ha sottolineato come l’ok di Aifa e di Fulvio Porta avesse spazzato ogni dubbio sulla possibilità di eseguire il trattamento. Accusa e difesa torneranno in tribunale a gennaio.

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