Shalom, cento testimoni nel processo

Procedimento contro suor Rosalina Ravasio e 41 collaboratori per i presunti maltrattamenti agli ospiti tossicodipendenti della struttura di Palazzolo.

(red.) Martedì 15 novembre il tribunale di Brescia ha ospitato un’altra udienza nell’ambito del processo a carico della comunità “Shalom” di Palazzolo, nel bresciano. Fondata da suor Rosalina Ravasio, una degli imputati insieme ad altri 41 collaboratori, la struttura dà spazio e accoglienza ai tossicodipendenti. Ma secondo gli stessi ospiti, 36 da parte dell’accusa, all’interno sarebbero stati maltrattati e obbligati a fare lavori e prestazioni senza un motivo. Per esempio, tagliare la legna senza sosta e muovere le carriole senza mai fermarsi. La pena sarebbe stata quella di mangiare in piedi e al freddo.

Questa, almeno, è l’accusa formulata dalla procura di Brescia sulla base delle immagini riprese dalle telecamere all’interno dell’edificio. L’udienza ha dato spazio anche alle versioni di due carabinieri, di cui uno si era finto tirocinante dell’Asl per poter entrare. Il blitz vero e proprio dei carabinieri avvenne il 4 ottobre 2013 quando i militari avevano trovato, secondo la loro versione, il doppio degli ospiti consentiti. E c’erano anche quasi trenta minori che la comunità non avrebbe potuto accogliere. Tutto questo, in una situazione parsa sconosciuta all’Asl e al comune di Palazzolo.

Ma in quella occasione, come ha rivelato uno dei due militari intervenuti all’operazione, sembra che nessuno si fosse lamentato del trattamento in comunità. L’udienza ha visto il giudice accogliere la composizione di cento testimoni e la costituzione di sole due parti civili. Dal 28 novembre, data alla quale è stato aggiornato il processo, tra gli altri sarà sentito anche il capo procuratore di Brescia Tommaso Buonanno. Faceva parte del comitato etico della comunità ed entrambi i figli erano stati ospiti della struttura. Uno di questi è tra gli accusatori.

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