Brescia, firme false Aci, imputati prescritti

Era stata contestata la vittoria di Aldo Bonomi per la presidenza nel 2009 a causa di presunte tessere regalate. Ma a sette anni di distanza, nessun processo.

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(red.) Niente processo sulla vicenda giudiziaria del caso Aci di Brescia. Giovedì 10 novembre in udienza al tribunale, infatti, il giudice ha dovuto sentenziare il non luogo a procedere a causa della prescrizione dei reati, scattata in ottobre. Si tratta di quanto avvenne nel 2009, in occasione del rinnovo della presidenza e del consiglio direttivo dell’Automobile Club e in cui vinse, al termine delle elezioni, Aldo Bonomi sostenuto dalla lista “Rinnovo nella tradizione”.

Ma sull’esito erano calate le perplessità di Giulio Ramponi, in lizza con Bonomi per la carica, tanto da presentare un esposto alla procura. In particolare, venivano contestate le firme tra l’elenco delle candidature e i soci, con il presunto regalo di tessere a chi era all’oscuro di tutto e da parte della lista che poi avrebbe vinto.

Sulla vicenda, il pubblico ministero Claudia Moregola aveva aperto un’inchiesta, portando all’iscrizione nel registro degli indagati, per falso, proprio Aldo Bonomi e i sostenitori Sandro Ghidini, Paolo Mazzetti, Giampiero Belussi, Arrigo Prandelli e Roberto Gaburri. Quest’ultimo poi escluso in seguito alla morte. Erano poi stati tutti rinviati a giudizio nel giugno del 2015 quando emerse il fascicolo con le 1.300 firme contestate. Ma il processo si è chiuso prima di cominciare. Il reato per gli imputati si è prescritto.

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