Delitto Simonini, perizia per Elio Cadei

(red.) Elio Cadei, il 46enne in carcere per aver ucciso la compagna Simona Simonini la notte del 15 novembre 2015 nella loro casa di Provaglio d’Iseo, nel bresciano, non sarebbe stato in grado di intendere e di volere. E’ emerso dall’udienza preliminare celebrata mercoledì 26 ottobre al tribunale di Brescia davanti al giudice Elena Stefana. Per l’occasione è stata data la parola allo psichiatra Giuseppe Rossi, cui si è affidato l’avvocato difensore di Cadei. Il professionista ha depositato una relazione in cui definisce il 46enne un personaggio bipolare, depresso e alcolista cronico. In pratica, la notte dell’omicidio non sarebbe stato in grado di capire quello che stava facendo.

Era stato lui stesso, la mattina successiva, a chiedere l’intervento dei soccorsi. Sul corpo della donna c’erano diverse ferite e con alcune costole rotte. Intorno al letto di morte, invece, c’erano varie bottiglie di alcol e psicofarmaci che spiegavano quanto avevano fatto i due. E la lite sarebbe nata per futili motivi. Dal punto di vista giudiziario, di fronte alla consulenza, il giudice ha concesso il rito abbreviato, purché Elio Cadei si sottoponga a una perizia con il tecnico Sergio Monchieri, incaricato dalla corte. Il processo è stato aggiornato al 22 febbraio, quando saranno esaminati i dati del test e saranno sentite le due parti in causa. Poi è attesa la camera di consiglio e la sentenza.