Soffiantini, periti: Donatoni ucciso da Moro

Svolta nel sequestro del bresciano avvenuto nel 1997. Secondo l'ultima perizia degli esperti, l'ispettore dei Nocs sarebbe stato colpito dal bandito.

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(red.) A quasi vent’anni di distanza, si è arrivati a una nuova svolta nell’ambito del sequestro del bresciano Giuseppe Soffiantini e, soprattutto, della morte dell’ispettore dei Nocs (Nucleo Operativo Centrale di Sicurezza) Samuele Donatoni in un conflitto a fuoco. L’episodio si consumò la notte del 17 ottobre 1997 sull’autostrada Roma-L’Aquila, all’altezza dello svincolo per Riofreddo, quando l’uomo venne colpito. Ma fino ad ora si pensava che il proiettile fosse partito da una Beretta della polizia. Invece, gli esperti sono arrivati alla conclusione che sia stato il bandito e sequestratore Mario Moro ad esplodere il colpo di kalashnikov.
Il risultato è contenuto in una consulenza di 127 pagine chiesta dall’avvocato di Claudio Sorrentino, agente dei Nocs a processo per calunnia con Stefano Mascali. Di fatto si tratta dello stesso esito cui erano arrivati i periti nominati dalla procura di Roma nel primo grado di giudizio. Al contrario, in appello, poi confermato dalla Cassazione, era prevalsa la posizione del fatto che Donatoni fosse stato ucciso da una Beretta. Per opera della prima sentenza vennero condannati Attilio Cubeddu, Osvaldo Broccoli e Giorgio Sergio. Per opera del pronunciamento d’appello, invece, venne assolto Giovanni Farina a capo della banda di sequestratori, mentre l’agente Miscali è finito a processo per calunnia. Moro non venne mai giudicato perché morì nello scontro.

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