Processo Stamina, niente Brescia, resta a Torino

Lunedì il giudice ha rigettato la richiesta di trasferimento. Alla sbarra ci sono i quattro "bresciani" accusati di aver eseguito il trattamento al Civile.

(red.) Lunedì 10 ottobre il tribunale di Torino ha ospitato la prima udienza nell’ambito del dibattimento al processo sul caso di Stamina. Alla sbarra ci sono Ermanna Derelli, Fulvio Porta, Arnalda Lanfranchi e Carmen Terraroli, attivi all’ospedale Civile di Brescia all’epoca della somministrazione dei farmaci e gli unici ad aver scelto il procedimento giudiziario completo. Gli altri, infatti, a partire dal fondatore di Stamina Davide Vannoni e del suo braccio destro Marino Andolina, avevano preferito patteggiare. La prima notizia comunicata direttamente dal giudice Diamante Minucci, presidente della prima sezione penale del tribunale, riguarda la sede del processo. I legali dei quattro imputati avevano chiesto di trasferirlo a Brescia, giustificando con il fatto che i trattamenti venivano praticati sui pazienti al Civile.
Invece, il dibattimento resterà al Lingotto. Dal punto di vista giudiziario, i quattro sono imputati di associazione a delinquere per aver usato i farmaci non riconosciuti e sono stati mandati a processo dai pubblici ministeri Alessandro Aghemo e Lisa Bergamasco. Secondo l’accusa, farebbero parte dell’organizzazione che all’ospedale Civile bresciano ha trattato malati neurodegenerativi con una “cura” mai riconosciuta dal ministero della Salute. Nell’udienza di lunedì sono stati sentiti come testimoni dell’accusa il dirigente della Sanità in Regione Lombardia Luca Giuseppe Merlino e la senatrice, nonché farmacologa e biologa Elena Cattaneo. Il primo ha detto di essere stato “usato per fare pubblicità alla campagna sul metodo di Vannoni”. La seconda, invece, ha sottolineato di aver chiesto più volte all’ex ministro della Salute Renato Balduzzi di bloccare le terapie.

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