Poliziotto alla sbarra per furto di droga

L'assistente capo del Carmine, Vito Trupia, è accusato di aver rubato la cocaina sequestrata nelle operazioni anti criminalità. E' ai domiciliari.

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tribunale_brescia(red.) E’ iniziato martedì al tribunale di Brescia davanti al giudice Roberto Spanò il processo per peculato contro Vito Trupia, l’assistente capo di polizia del commissariato del Carmine accusato di aver preso dall’ufficio Corpi di reato due etti di cocaina tra quelli sequestrati nelle varie operazioni sul territorio dal luglio del 2011 all’agosto del 2014. Il pm Isabella Samek Lodovici ha fatto parlare i testimoni che avrebbero visto l’agente, agli arresti domiciliari da novembre, alle prese con la droga. Tra i testi sono intervenute anche due donne, di cui una ex amante del poliziotto sposato, che lo hanno denunciato dopo vari comportamenti secondo loro strani.
In particolare, la vecchia compagna ha detto di averlo sorpreso con le sostanze stupefacenti prese, come le avrebbe detto l’uomo, dall’armadietto del commissariato al quale solo lui avrebbe avuto accesso. Nel dibattimento si è parlato anche di presunte minacce di morte subite dalla stessa ex amante per opera del padre, ora defunto, del poliziotto per non farla parlare del caso. L’amica ha aggiunto che l’agente, in preda all’alcol e alla droga, avrebbe fatto stalking sulla donna portandola quasi al suicidio. E anche l’accusa formulata dalla pm sostiene che Trupia sniffasse la cocaina rubata, situazione emersa dopo che la Digos ha trovato dosi aperte e verbali manipolati.

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