Beretta in aula per le “armi fantasma”

I pm Chiappani e Piantoni contestano al presidente della holding Ugo Gussalli Beretta e ad altri 13 indagati l'acquisto e la cessione di una partita di pistole.

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(red.) Ugo Gussalli Beretta, il senatore Pd Luigi De Sena, vice presidente della commissione antimafia e altri dodici indagati sono chiamati a comparire giovedì 8 marzo davanti al gup di Brescia per rispondere dei reati di illecito commercio di armi, illecita detenzione e cessione.
I capi di imputazione fanno riferimento ad armi uscite dalla azienda d’armi di Gardone Valtrompia, la Beretta appunto, e successivamente trovate in possesso dei guerriglieri iracheni.
Il giudice per l’udienza preliminare Luciano Ambrosoli dovrà stabilire se rinviare a giudizio il presidente della azienda bresciana egli altri indagati tra cui anche la magazziniera di 39 anni, accusata di aver sottratto alla fabbrica due pistole e arrestata il 7 dicembre del 2004.
A seguito della scoperta del furto di armi, vennero effettuati accertamenti che avrebbero portato alla luce una gestione poco rigorosa del magazzino della fabbrica.
I funzionari del ministero sono invece chiamati a rispondere di una presunta cessione di armi alla Beretta stessa, materiale che il ministero, nel 2003, avrebbe “passato” all’azienda bresciana.
Si tratta di 44.926 pistole 92s pistole Beretta in dotazione ai vigili urbani di Roma e poi uscite di nuovo in direzione dell’Iraq. Sedici di queste, pagate da una società inglese, sarebbero poi state trovate nella disponibilità dei guerriglieri iracheni. I pm Antonio Chiappani e Francesco Piantoni contestano agli indagati il fatto che quella partita di armi fosse “da guerra” e che per quella particolare tipologia, non esistesse una legge che consentisse alla Beretta di acquisirle.
L’azienda bresciana si è sempre difesa sostenendo l’assoluta infondatezza delle accuse.

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