Maniva, la procura ricorre in appello

La Procura ha deciso di ricorrere in appello. In primo grado i sette imputati erano stati assolti dall'accusa di essere responsabili della valanga che uccise 4 persone.

Più informazioni su

(red.) Assolti tutti e sette gli imputati nel processo per la slavina del Maniva, nel Bresciano, che, il 13 gennaio del 2008, uccise Andrea Brizzolari, 30 anni, Paolo Zanetti, 25, Fausto Plodari, 37 anni e Fausto Giusteri di 47, ora si apre un nuovo capitolo di giudizio.
La Procura Generale ha infatti deciso di ricorrere in appello, impugnando la sentenza di primo grado. Per il sostituto procuratore generale Giuseppe Locatelli, sulla base della perizia del nivologo, diversamente da quanto stabilito dal giudice Monocratico, tutti gli imputati sono colpevoli e quindi il processo si riapre a carico di  Guido Cappelletti, Walter Tavelli, Dino Mora, Marco Zanelli, Cristian Bresciani, Massimiliano Guerra e Mauro Marocchi precedentemente rinviati a giudizio perché a bordo delle motoslitte ritenute le responsabili dello smottamento.
Per valutare se e come il passaggio dei mezzi fosse la causa della slavina era stata chiesta la perizia di un nivologo il quale, tuttavia, dopo gli accertamenti effettuati, non era stato in grado di dimostrare il “nesso causale tra il passaggio delle motoslitte degli amici delle vittime e il distacco della slavina stessa”. I sette uomini erano stati incriminati per disastro e omicidio plurimo colposi.
L’esperto in aula spiegò infatti che la valanga poteva essere stata provocata dal passaggio delle motoslitte e che il giorno prima, essendo caduta nella zona parecchia neve, il manto sui pendii era facilmente distaccabile. Ma nessuno aveva verificato se vi fossero stati altri passaggi, magari di sciatori, a monte della strada lungo cui poi transitarono le motoslitte.
Il giudice Paolo Mainardi, il 13 aprile scorso, ha assolto tutti gli imputati perchè il fatto, cioè il rapporto tra il passaggio delle motoslitte e il distacco della slavina, ”non sussiste”, sebbene lo stesso avesse definito in quella sede la condotta dei sette sopravvissuti alla valanga “censurabile” e “in violazione di norme implicite di cautela, scarsa o nulla considerazione delle avverse condizioni nivo-meteorologiche, e soprattutto del pericolo di valanga sancito dal bollettino in relazione alle precipitazioni nevose e al rialzo delle temperature”.

 

Più informazioni su

Commenti

L'email è richiesta ma non verrà mostrata ai visitatori. Il contenuto di questo commento esprime il pensiero dell'autore e non rappresenta la linea editoriale di QuiBrescia, che rimane autonoma e indipendente. I messaggi inclusi nei commenti non sono testi giornalistici, ma post inviati dai singoli lettori che possono essere automaticamente pubblicati senza filtro preventivo. I commenti che includano uno o più link a siti esterni verranno rimossi in automatico dal sistema.