Coronavirus a Brescia, negli spazi degli “invisibili”

Gli effetti devastanti della pandemia si sono manifestati in modalità oramai note a tutti, e sappiamo che Brescia è tra le città più duramente colpite.
Nelle precedenti gallerie, le immagini hanno provato a ritrarre scorci urbani, osservando cosa sta avvenendo nello spazio cittadino e nelle relazioni tra i (pochi) corpi che si muovono per le strade, infatti l’effetto più manifesto del lockdown è stato una progressiva scomparsa delle persone.
Ho provato in seguito a mostrare come si presenta oggi l’ospedale civile, come è stata riorganizzata l’area delle ex lavanderie per far posto ad un pronto soccorso Covid di emergenza e ho accompagnato alcuni feretri in cimiteri vuoti, per ultimi saluti a cui non può presenziare nessuno.
Negli ultimi giorni ho provato a trascorrere del tempo negli spazi degli “invisibili”, quei luoghi a cui normalmente non si presta attenzione e che in un periodo in cui a tutti è richiesto di rimanere a casa, sono i luoghi attraversati da chi una casa non l’ha o a cui non può tornare. Nelle ultime settimane l’amministrazione comunale e le reti di volontariato hanno dovuto  trovare risposte adeguate a necessità già abitualmente di difficile gestione: trovare spazi di quarantena per persone senza fissa dimora trovatesi a contatto con Covid-positivi, prolungare l’emergenza freddo per permettere a chiunque di avere un luogo dove stare nonostante la difficoltà logistica, predisporre pasti per tutte le persone ospitate in luoghi da cui non possono muoversi. Reportage di Nicola Zambelli

Coronavirus a Brescia, viaggio nel centro della pandemia

Dove si rifugiano gli ultimi? Cosa fanno, chi li aiuta? E gli operatori che lavorano nei servizi come vivono il coronavirus. Di Nicola Zambelli