Brescia, tariffe teleriscaldamento; Legambiente: «A2A modifichi le modalità di calcolo»

L’algoritmo di calcolo dell’incremento delle tariffe, applicato dalla multiutility, secondo l'associazione ambientalista, «non considera il fatto che gran parte del calore fornito dal teleriscaldamento non è prodotto con il gas ma con i rifiuti».

Brescia. Lo scorso 20 settembre si è svolta l’audizione, nelle Commissioni congiunte Ambiente e Bilancio del Comune di Brescia, di Luca Rigoni, in rappresentanza di A2A, in merito alla petizione, presentata da Legambiente Brescia, sulla questione del teleriscaldamento cittadino su due punti principali: «Il fattore di conversione dichiarato dalla multiutility genera certificazioni energetiche fuorvianti assegnando immeritatamente a tutti gli immobili, serviti dal teleriscaldamento, classi energetiche fra le migliori svilendo il significato stesso delle certificazioni energetiche». Perchè? Perchè secondo il cigno verde «il locatario o l’acquirente, ricevendo una certificazione in classe A, è portato a pensare che avrà poche spese di riscaldamento il proprio alloggio/immobile scoprendo solo a posteriori che ciò non corrisponde al vero».
Il secondo quesito riguardava, invece, l’algoritmo di calcolo dell’incremento delle tariffe utilizzato da A2A (non obbligatorio per legge) che, secondo l’associazione ambientalista guidata da Danilo Scaramella, «non considera il fatto che gran parte del calore fornito dal teleriscaldamento non è prodotto con il gas ma con i rifiuti».

«Dall’esposizione di A2A nelle Commissioni- spiega Scaramella– abbiamo avuto conferme alle nostre contestazioni. Per quanto riguarda il fattore di conversione il problema esiste ed è enorme se consideriamo che migliaia di certificazioni energetiche realizzate negli ultimi anni in Comune di Brescia (sono circa 2-3mila all’anno) sono nei fatti inattendibili per quanto riguarda la classificazione finale».
«È urgente che l’amministrazione comunale, la Regione e le istituzioni tutte si attivino per
correggere questa incredibile situazione. Da oltre un anno stiamo segnalando il problema nella totale inattività delle istituzioni e dei soggetti che dovrebbero essere principalmente interessati».

«Per quanto riguarda le tariffe A2A ha confermato che: il 70% del calore viene fornito alla rete con provenienza dai rifiuti e dalle acciaierie e l’algoritmo utilizzato da A2A garantisce l’allineamento delle tariffe con quelle del gas (mercato tutelato di ARERA)».
«Nel momento storico/economico che stiamo vivendo- sottolinea Legambiente Brescia- agganciare il prezzo del calore prodotto, solo al 30% con l’utilizzo del gas metano, totalmente con l’incremento del prezzo del gas (al 44%) e dell’energia elettrica (al 56%), riteniamo che non sia corretto».
«È del tutto evidente- continua il presidente Sacramella- che applicando al 100% del calore fornito l’incremento registrato in questo ultimo anno da gas ed energia elettrica, A2A genera, a proprio vantaggio, extra profitti non giustificati, tanto più considerando che il 50% delle azioni dell’Azienda è in mano pubblica. Se è vero che da questi extra profitti i Comuni di Milano e Brescia ricavano dei bei dividendi ( il 50% va comunque a vantaggio dei soci privati ) va considerato che questi extra profitti sono pagati dai cittadini bresciani che sul proprio territorio ospitano un impianto che brucia circa 750mila tonnellate all’anno fra rifiuti soldi urbani e rifiuti speciali provenienti da tutta Italia dei quali solo il 5% generati in Comune di Brescia».

«Riteniamo- continua Legambiente- che i cittadini bresciani, “accettando” sul proprio territorio un impianto che è al servizio della nazione, meritino almeno un riconoscimento, in termini economici, sulle tariffe applicate per riscaldare le proprie case».
«Ricordiamo peraltro che la delibera ARERA 1/03/2022 n. 80/2022/R/TLR con la quale l’Autorità ha avviato un’indagine sui prezzi applicati nelle reti di riscaldamento in Italia che dovrebbe concludersi entro il corrente mese, in proposito recita testualmente: “numerosi sistemi di teleriscaldamento, nonostante il rilevante contributo del gas naturale nella produzione di energia termica, possono beneficiare anche di impianti di generazione alternativi a costo minore, tra cui in particolare impianti di termovalorizzazione; e che pertanto alla crescita dei prezzi del servizio non è necessariamente stato associato un corrispondente incremento dei costi di produzione dell’energia termica” che ci sembra fotografi più che bene il “caso” Brescia».

«Invitiamo pertanto le Commissioni Ambiente e Bilancio del Comune di Brescia- chiosa Scaramella- a sostenere la richiesta di Legambiente e dei sottoscrittori della petizione, invitando l’Amministrazione Comunale, come socio di peso di A2A, perché si giunga ad una modifica delle modalità di calcolo delle tariffe del teleriscaldamento adeguando all’incremento del costo del gas solo quel 30% effettivamente utilizzato per la produzione del calore».

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