Teleriscaldamento, “Tavolo di confronto con A2A per algoritmo tariffe”

Lo chiede Legambiente Brescia, che ha sollevato la questione dei ritocchi alle tariffe applicate dalla multiutility. Per il cigno verde è preferibile applicare "la metodologia cost plus".

Brescia. A seguito dell’annuncio fatto lunedì dal sindaco di Brescia Emilio Del Bono sulla disponibilità di A2A di rivedere l’algoritmo alla base del calcolo degli incrementi delle tariffe del teleriscaldamento, è intervenuta Legambiente Brescia. L’ Associazione, che ha sollevato la questione dell’incremento delle tariffe all’inizio dello scorso gennaio,  è intervenuta con una nota, che pubblichiamo integralmente, per  rendere pubblica la posizione nel merito.

Apprendiamo dalla stampa che qualcosa si muove nel campo della definizione delle tariffe del teleriscaldamento. Da oltre tre mesi abbiamo fatto rilevare come l’algoritmo utilizzato da A2A per l’aggiornamento delle tariffe abbia portato a conseguenze non in linea con l’effettivo sistema di produzione del calore per il teleriscaldamento cittadino.
Il Sindaco Emilio Del Bono ha annunciato la disponibilità di A2A a modificare questo algoritmo e questo è già un buon segnale.
Riteniamo però che rinviare tutto alla conclusione dell’indagine conoscitiva avviata da ARERA, che si concluderà presumibilmente il 30 settembre, non sia particolarmente giustificato.
Ricordiamo che il 1° ottobre, a pochi giorni dalla riaccensione del riscaldamento negli edifici, A2A sulla base dell’attuale algoritmo potrebbe dare il via ad un pesante nuovo aumento dei prezzi, se la situazione del mercato del gas e dell’energia elettrica non dovesse migliorare, destinato a
pesare sui costi del riscaldamento delle case per il prossimo inverno.
Le indicazione di ARERA sul metodo di calcolo delle tariffe sono chiare e sono riportate anche nella propria delibera n. 80 del 1° marzo 2022. Sono riassumibili nelle seguenti due metodologie (estratto dal documento di Arera): a) la metodologia del costo evitato, che prevede di fissare il prezzo in modo da riflettere i costi sostenuti per il soddisfacimento dei propri fabbisogni termici attraverso un servizio di climatizzazione alternativo (nelle aree metanizzate si considera, in genere, una caldaia alimentata a gas naturale); b) la metodologia cost plus, che prevede di fissare il prezzo sulla base dei costi sostenuti dall’esercente per la fornitura del servizio (comprensivo di una adeguata valorizzazione del
capitale investito).
Riteniamo, per le modalità di produzione del calore distribuito in rete per Brescia, si debba applicare il metodo b) che tiene conto sia dei costi sostenuti dall’esercente per creare sistemi di produzione del calore da fonti rinnovabili o per il recupero del calore che andrebbe disperso e/o non utilizzato (acciaierie, calore prodotto in estate, calore dai fumi), ma che tenga conto anche del fatto che buona parte del combustibile non ha un costo per il gestore, anzi rappresenta un guadagno, e che viene contestualmente prodotta energia elettrica.
Senza aspettare un “giudice da Roma” riteniamo che la nostra città abbia le competenze per formare un tavolo di confronto fra le parti per giungere alla definizione di un algoritmo corretto e non punitivo né per A2A né per i cittadini/clienti.
Fin da ora dichiariamo la nostra disponibilità a partecipare ad un confronto. Abbiamo le competenze e lo abbiamo dimostrato in questi mesi.

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