Edison, accordo Iren-A2A su polo verde

Nella società comune confluirebbero le centrali derivate dallo spacchettamento Edipower. Edf contraria al put dei soci italiani. Accordo siglato entro il 31 ottobre,

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(red.) Accordo in vista tra A2A e Iren per la costituzione di un ‘polo verde’ in cui far confluire le tre centrali idroelettriche che i due principali soci italiani di Edison erediteranno dallo ‘spezzatino’ di Edipower, la controllata di Foro Buonaparte che possiede un parco produttivo di nove centrali.
Della società comune, in cui confluiranno 750 megawatt di centrali idroelettriche di Edison (Udine, Tusciano e Mese) e che sarà partecipata al 66% da A2A e al 33% da Iren, hanno discusso giovedì i direttori generali delle due società, Renato Ravanelli (A2A) e Andrea Viero (Iren). ”Siamo vicini” a un’intesa ha detto Viero al termine dell’incontro non nascondendo il suo ottimismo per un accordo che, superata la ruggine dei mesi scorsi tra i due partner di Edison, potrebbe vedere la luce già la settimana prossima, dopo che gli avvocati avranno steso i contratti e lo statuto della newco.
Capitolo a parte quello dell’opzione di vendita sul 30% di Edison che A2A, Iren e gli altri azionisti riuniti in Delmi, la holding dei soci italiani che con Edf condivide il controllo di Foro Buonaparte, sta trattando con i francesi. Il colosso transalpino, nel corso dei negoziati informali che si sono susseguiti nelle ultime settimane, ha già fatto capire che non potrà assecondare il desiderio dei soci italiani, rappresentati al tavolo del negoziato da Ravanelli, di vendere (tra tre anni) la loro quota in Edison a un valore di 1,5 euro ad azione.
Troppa la distanza con i prezzi di una Borsa (Edison è risalita sulle attese per il riassetto a 0,95 euro ad azione, dopo essere rimasta schiacciata a lungo a 0,8 euro) che già sconta futuri svalutazioni sugli avviamenti, pari a circa 3 miliardi, accumulati da Edison in bilancio negli anni in cui il mercato dell’energia aveva ben altre prospettive. Secondo alcuni (ma sul punto circolano versioni differenti) ci sarebbe stata una proposta formale di Delmi che ora attende una risposta, inevitabilmente negativa, da parte dei francesi.
Le trattative proseguiranno nei prossimi giorni perchè l’accordo, che attribuirà a Edf il controllo del secondo gruppo elettrico del Paese, deve essere trovato entro il 31 ottobre. Quel giorno scadranno infatti i patti di sindacato per due volte inutilmente rinviati su richiesta del governo italiano senza che i ministri che si sono occupati del dossier (Romani e Tremonti) siano riusciti a frenare l’avanzata francese. Il 27 ottobre è già stato convocato il consiglio di sorveglianza di A2A che, dopo quello di gestione, dovra’ deliberare sull’accordo con i francesi.
Sul tema dell’opzione di vendita si è espresso oggi anche Adriano Paroli, sindaco di Brescia, uno dei comuni azionisti di A2A, chiedendo un ”floor (valore minimo, ndr) adeguato per tutti gli azionisti”.
Paroli ha chiesto di guardare al valore di Edison oggi (1,5 euro ad azione) per fissare il valore dell’opzione e non ”al patrimonio netto futuro”. ‘Se oggi vendo un’auto”, ha spiegato, “e per tre anni è guidata da altri (cioe’ Edf, ndr), devo guardare come è oggi e non come ce la lasceranno fra tre anni”. Il timore sottinteso è che il valore futuro dell’azienda possa essere minore di quello di oggi e i soci italiani, che hanno in bilancio Edison a 1,5 euro, siano costretti a incassare una forte minusvalenza.

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