Chiusura impianti sciistici, Confesercenti: doccia ghiacciata per il comparto

(red.) «La decisone del Governo di protrarre ancora la chiusura degli impianti sciistici avvenuta a 12 ore dall’agognata riapertura è una doccia ghiacciata che colpisce l’intero settore del turismo montano». Così Stefano Boni, direttore di Confesercenti della Lombardia Orientale, all’indomani della scelta di Roma di non consentire più l’apertura delle attività sciistiche che era in programma per oggi. Un momento a lungo atteso dagli operatori fermi dal febbraio 2020, costretti a rinunciare al Natale e ai primi mesi dell’alta stagione invernale. «L’annuncio si è abbattuto con il solito cliché che speravamo di avere archiviato: con l’avvento del nuovo Governo Draghi c’era la forte aspettativa che finalmente ci fosse quel cambio di rotta tanto auspicato  – continua Boni -. Invece, si prosegue con la politica dell’«ultima ora» che però non va assolutamente bene, soprattutto per un settore come quello del turismo che ha bisogno di programmazione. Non chiediamo miracoli, ma rispetto per le attività e per chi con quelle attività ci vive. Non parlo solo di impianti, ma anche di tutto l’indotto: ristorazione, alberghiero, commercio sono allo stremo. Invece, come sempre ci ritroviamo di fronte a decisioni preconfezionate da accettare senza alcuna concertazione». In Lombardia ci sono 900 chilometri di piste, 310 impianti, 27 stazioni sciistiche. E ancora 2.700 maestri di sci che operano in oltre 67 scuole divise nelle province di Brescia, Bergamo, Como, Lecco, Sondrio e Varese. A cascata il danno economico per i comprensori è di milioni di euro.

 

«Un disastro – commenta Marco Polettini di Assohotel -. Quello che sconcerta sono le tempistiche. Abbiamo affrontato il week end di Carnevale con entusiasmo, sperando in una ripresa perché si guardava alla riapertura dei comprensori e di tutte le attività collegate. Finalmente, si era tornati a guardare con un po’ di positività al futuro, programmando ogni passo da ora in avanti. E invece? Eccoci di nuovo nel baratro dell’incertezza, con una decisione che manda in fumo altri investimenti e tanti sforzi compiuti. Riaprire non è uno scherzo, comporta tempo e denaro. Non si può cambiare idea 12 ore prima». Una situazione esplosiva che richiede interventi seri: «Abbiamo accolto con soddisfazione la creazione di un Ministero per il Turismo – conclude Boni – Ora attraverso quello si dimostri davvero di avere a cuore il futuro di migliaia di imprenditori e lavoratori: non bastano più ristori, qui servono risarcimenti veri per cercare di sanare in parte i danni devastanti arrecati».

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