Nuovo piano industriale di Ubi. E Intesa Sanpaolo lancia un’Opa

Ieri la sorpresa dal gruppo milanese che lancia un'offerta pubblica di scambio sull'istituto di credito bergamasco.

(red.) Nella giornata di ieri, lunedì 17 febbraio, è arrivata una notizia a sorpresa che interessa il sistema bancario italiano. Infatti, Intesa Sanpaolo ha lanciato un’offerta pubblica di scambio volontaria su Ubi Banca, di cui una sede è attiva anche a Brescia. E la notizia legata alla decisione del consiglio di amministrazione di Intesa arriva nel momento in cui sempre ieri, lunedì, a Milano è stato presentato il nuovo piano industriale di Ubi Banca. L’offerta prevede 17 azioni di Intesa San Paolo ogni 10 azioni di Ubi e valorizzando questa a 4,9 miliardi di euro. E su questa operazione si attende l’assemblea del 27 aprile, inclusa la proposta dell’aumento di capitale fino a un miliardo di euro per procedere con l’offerta. In caso di successo, Unipol Sai avrebbe un accordo con Intesa per rilevare le compagnie assicurative Bancassurance Popolari, Lombarda Vita e Aviva Vita partecipate da Ubi Banca. E Bper avrebbe sottoscritto con Intesa un contratto con l’acquisto di 1,2 milioni di clienti fino a 500 filiali.

Come tipologia, Intesa Sanpaolo e Ubi Banca sono riconosciute come banche simili, anche se di dimensioni diverse e con Ubi che rappresenta il quarto gruppo bancario dopo proprio Intesa, Unicredit e Mps. Ubi Banca, creata nel 2007, dalla fusione tra Banca Lombarda e Piemontese e Bpu può contare su 1.600 filiali. Secondo gli osservatori, questa operazione di offerta pubblica di scambio porterebbe Intesa ad acquisire tutto il capitale sociale o comunque la maggioranza della quota. A questo punto proprio Intesa presenterà alla Consob il Documento di Offerta entro entro venti giorni, così come alle autorità competenti tra comunicazioni e autorizzazioni, insieme all’Autorità Garante della Concorrenza e del Mercato e all’Antitrust di Albania e Serbia. Il Documento di Offerta sarà pubblicato dopo l’approvazione dell’aumento al servizio dell’Offerta da parte del Cda di Intesa e all’ottenimento dell’approvazione da parte di Consob del Documento di offerta.

Nel frattempo ieri, come detto, è stato presentato il nuovo piano industriale di Ubi Banca da parte del consigliere delegato Victor Massiah. E la notizia ha portato il titolo ad accelerare di valore fino a +5,5% a fine seduta in borsa. Il cambiamento annunciato si prefigge un utile netto di 665 milioni nel 2022 e un calo dei costi, per un piano all’insegna delle tecnologie digitali “senza rinunciare al fattore umano, ma valorizzandolo con forte impegno nella formazione”. Nel 2019 – fanno sapere dal gruppo – sono stati investiti 140 milioni di euro nella digitalizzazione. Ma d’altro canto, questa trasformazione porterà a chiudere 175 filiali ed entro il 2022 saranno ristrutturate il 40% delle filiali. Un intervento che interesserà 4.390 addetti, di cui il 75% proveniente dalla razionalizzazione di sportelli e dalla digitalizzazione. Il piano prevede la riduzione di personale per 2.030 risorse, incluse le 300 dell’accordo sindacale del dicembre 2019. E proprio sulle ricadute a livello occupazionale, i sindacati si dicono preoccupati.

“Il piano indica gli obiettivi generali senza entrare nel merito dei singoli aspetti. La forte riduzione di forza lavoro – si legge in una nota congiunta – con il taglio di oltre 2 mila dipendenti (più del 10%), la riqualificazione di altri circa 2.400 e la chiusura di almeno 175 filiali generano forte preoccupazione. Capiremo i reali impatti solamente una volta che verrà fornita la comunicazione di informativa sindacale che verrà inviata solo nei prossimi giorni. Obiettivo già dichiarato da tutte le organizzazioni sindacali sarà un robusto piano di assunzioni (di almeno una persona ogni due uscite) per mantenere adeguati livelli occupazionali e di servizio su tutti i territori dove Ubi è presente. Già dal primo incontro ufficiale sul tavolo sindacale, saremo pronti nel richiedere dati più concreti e specifici e soprattutto a rivendicare un forte numero di assunzioni che non potrà essere inferiore almeno al 50% delle previste fuoriuscite.

È vero che finora abbiamo gestito la gran parte delle fuoriuscite con accordi che sancivano la volontarietà ma, nel 2019, abbiamo anche assistito alla cessione di colleghi ad aziende estranee al Gruppo. Vicenda che non vogliamo si ripeta”. “Il Piano triennale approvato all’unanimità dal consiglio di amministrazione di Ubi rappresenta un documento di alto valore strategico ed operativo – si legge in una nota del Comitato di presidenza del Patto di Sindacato Azionisti Ubi rappresentato da Franco Polotti – il piano costituisce una interessante ed indispensabile indicazione sull’evoluzione e sullo sviluppo della banca nel medio termine in un contesto ancora complesso ed in continua trasformazione. L’insieme dei programmi di crescita della redditività, della solidità finanziaria, del rinnovamento tecnologico ed organizzativo, uniti ai forti investimenti nel capitale umano, costituiscono una prospettiva di lungo termine di grande rilevanza per gli azionisti e per tutti gli stakeholder.

I risultati del 2019, frutto di un lavoro intelligente, coraggioso e tenace di tutta la banca in un periodo di difficoltà economica e finanziaria, sono stati premiati dagli investitori istituzionali nazionali ed internazionali e dai risparmiatori con una crescita significativa del valore del titolo in virtù della solidità e della qualità dei dati. Il Patto esprime dunque un giudizio positivo sul piano che certamente rappresenta e interpreta gli interessi della maggioranza dell’azionariato, inclusi gli azionisti istituzionali che detengono oltre il 50% del capitale, ma anche i 150.000 azionisti retail che da sempre danno forza e fiducia alla banca, nel pieno rispetto delle regole di governance e di distinzione dei ruoli e delle responsabilità fra investitori e organi amministrativi”. Stesso giudizio anche per il Comitato Azionisti di Riferimento che si esprime “positivamente sui contenuti del piano e delle prospettive che esso delinea e si impegna a valutarne i vari aspetti in un’ottica di costruttiva collaborazione”.

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