Bozzoli rischia di chiudere i battenti

L'inchiesta e la mancanza di credito pesano sulle sorti della fonderia dove da ottobre è scomparso Mario. Sindacato chiede tavolo alla Provincia.

Bozzoli(red.) La fonderia Bozzoli di Marcheno, nel bresciano, teatro del mistero di quell’8 ottobre quando il contitolare Mario è stato visto per l’ultima volta prima della scomparsa, rischia seriamente di non riaprire più i battenti. Da una parte è in corso un’inchiesta giudiziaria che ancora non ha visto gli sviluppi attesi, mentre dall’altra i macchinari non si sono accesi e la produzione non è più ripresa. L’attività industriale è ferma proprio dall’8 ottobre, periodo in cui i tredici dipendenti hanno ricevuto l’ultimo stipendio. Poi più nulla, a parte la cassa integrazione attivata dall’azienda, ma si tratta di risorse che gli addetti non hanno mai ricevuto dall’Inps. L’istituto di previdenza, infatti, può erogare la somma solo nel momento in cui si vedrà presentare un piano certo di rilancio.
Una situazione che pone nel limbo la realtà di via Gitti. Tanto che il sindacalista della Fim Cisl di Brescia Stefano Olivari, che sta seguendo il particolare panorama produttivo, parla di un “futuro nero”. Adelio Bozzoli, titolare dell’azienda, parla di commesse e ordini pronti e di macchinari da poter riavviare, ma solo nel momento in cui le banche saranno disposte a fornire il credito. Al momento, però, sembra che gli istituti non siano disposti a farlo. Una vicenda che ha portato il sindacato a scrivere alla Provincia di Brescia, in particolare al settore Lavoro e Politiche economiche, per chiedere l’apertura di un tavolo di confronto.
La preoccupazione maggiore, infatti, riguarda gli addetti che da cinque mesi non prendono un centesimo di stipendio e la situazione rischia di prolungarsi. Così come è ancora in corso l’inchiesta della magistratura sulla misteriosa scomparsa dell’imprenditore. Il sostituto procuratore Alberto Rossi è convinto che Mario Bozzoli sia stato ucciso e il suo corpo distrutto nei macchinari della fonderia. I materiali lavorati sono ancora al vaglio dell’anatomopatologa Cristina Cattaneo che, però, al momento non ha trovato tracce. Restano iscritti nel registro degli indagati con le accuse di omicidio volontario in concorso e distruzione di cadavere i due dipendenti Oscar Maggi e Akwasi Aboagye e i nipoti di Mario, Alex e Giacomo Bozzoli.

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