Bozzoli, “senza soldi, lavoro non riparte”

Venerdì 26 l'incontro con il delegato Cisl e i lavoratori. Attivati contatti con varie banchi per chiedere liquidità. Addetti senza stipendio.

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Adelio Bozzoli(red.) “Se le banche ci aiuteranno, possiamo riaprire. Altrimenti l’azienda chiude”. Sono le parole lapidarie di Adelio Bozzoli, imprenditore della fonderia di Marcheno, nel bresciano e fratello di Mario, misteriosamente scomparso dall’8 ottobre. Venerdì 26 febbraio il sindacalista della Fim Cisl Stefano Olvari ha incontrato i vertici dell’azienda e nel pomeriggio i tredici operai per informarli sulla situazione. Il problema è legato a un concatenarsi di cause. Senza una data certa di ripresa dell’attività, come richiede l’Inps, infatti, i dipendenti, senza compensi da ottobre, non possono ricevere la cassa integrazione. Alla base di tutto sta proprio il riavvio del lavoro, reso complicato da cinque mesi di fermo per le indagini compiute dopo la sparizione di Mario Bozzoli. I macchinari devono essere rimontati e messi in sesto, ma per farlo in via Gitti hanno bisogno di liquidità.
Per questo motivo, come ha sottolineato il sindacalista e lo stesso Adelio Bozzoli ai lavoratori, si sono attivati diversi contatti con vari istituti di credito per chiedere finanziamenti con cui ripartire. La fonderia non è più sotto sequestro dal 13 gennaio, ma servono soldi per rilanciare l’attività. Solo questo, perché Bozzoli conferma ordini, contatti con i fornitori e clienti. Insomma, se una banca sarà disposta ad adempiere alle richieste dell’imprenditore, il lavoro potrebbe riprendere l’indomani mattina. Intanto, la magistratura va avanti nelle indagini. L’esercito raggiungerà la fonderia per trasferire tutti i rottami e lingotti in una caserma di Milano e dove saranno controllati dall’anatomopatologa Cristina Cattaneo. Sul fronte giudiziario, restano indagati per omicidio volontario e distruzione di cadavere gli addetti Oscar Maggi e Akwasi Aboagye e i due nipoti di Mario Bozzoli, Alex e Giacomo.

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