Ziletti: “Export, svolta per le imprese”

Probrixia sta lanciando una serie di servizi legati all'internazionalizzazione, "ma attenzione, prima del prodotto serve la cultura".

Massimo Ziletti(v.p.) Il 2015 è l’anno dell’Expo 2015. Lo sa bene la Camera di commercio di Brescia, che per dovere d’ufficio lavora sull’internazionalizzazione delle imprese di un territorio come il nostro, nel quale si è sempre molto attenti nella cura del prodotto ma forse si è più arretrati nella promozione oltre confine.
Per capire meglio la linea e la strategia dell’ente,
quiBrescia.it ha parlato con il segretario generale Massimo Ziletti, all’indomani della presentazione dei nuovi servizi per l’internazionalizzazione promossi da Probrixia, l’azienda speciale della Camera di commercio.
DOMANDA. Ziletti, come si fa ad aumentare l’export?
RISPOSTA. Prima di tutto è una questione di cultura.
D. E il prodotto?
R. Naturalmente serve un prodotto di qualità e che sia competitivo a livello economico. Ma quello da solo non basta.
D. Che cosa serve ancora?
R. Bisogna essere informati sul paese ne quale si vuole esportare, e bisogna capirne tradizioni, usi, costumi e abitudini, oltre a leggi e normative. Credetemi, non è cosa semplice.
D. Ci faccia un esempio…
R. Pensate a un paese arabo e immaginate che stiamo cercando di esportare alimentari. Ok, niente maiale, questo è ovvio. Ma il tipo di macellazione è lo stesso che utilizziamo qui? E le norme sanitarie e di conservazione sono uguali? Certo che no.
D. Non tutto il mondo è come i paesi arabi…
R. Certo, ma ogni paese ha la sua peculiarità. In Nord Europa è importante il rapporto post vendita, in Danimarca è necessario essere eco friendly, e se si esagera con plastica e si sbaglia il packaging si perde un contratto. Ci sono poi dogane, accise e, naturalmente la lingua…
D. Ma quanto vale l’export a Brescia?
R. Nel 2013 ha pesato sulla nostra economia per 13,6 miliardi di euro. Con un import di 7,1 miliardi. Nel 2014 i dati sono simili.
D. E i mercati esteri di riferimento quali sono?
R. Il 63% circa dei nostri prodotti esportati finisce nella zona Ue. Vuol dire che il 25-28% circa del nostro export va in mercati emergenti che hanno enormi potenzialità. Ed è lì che dobbiamo lavorare.
D. Ma è cambiato il metodo consigliato dal vostro ente per entrare su un mercato?
R. Abbiamo fatto delle scelte di razionalizzazione, ottimizzando contatti e tempo. Basando l’offerta su diversi livelli, procedendo per gradi,
step by step. L’obiettivo resta quello di trovare un cliente nuovo, ma il sistema è diverso.
D. Dunque le missioni non esistono più?
R. Le missioni esistono. Ma vengono fatte su misura e costruite dove c’è la necessità. Non siamo più noi a proporre mercati e mete. Probrixia crea un servizio ad hoc sulle necessità dell’impresa.
D. Facciamo un altro esempio…
R. Un’azienda decide un Paese in cui vorrebbe esportare. Noi possiamo capire se ci sono gli spazi, se il prodotto può essere interessante per quel mercato. Se sì, si iniziano a cercare potenziali acquirenti. Possiamo creare una lista di possibili partner verificata. Possiamo anche organizzare incontri e, se serve, trasferte. Tutto questo con un voucher che rimborsa all’azienda circa il 50% della spesa.
D. E per l’Expo?
R. Qui abbiamo un pacchetto interessantissimo. Nei sei mesi di esposizione siamo in grado di intercettare potenziali clienti sfruttando il palinsesto mensile dell’esposizione internazionale, e quindi siamo in grado di segmentare l’offerta. Poi abbiamo 40 metri quadri nel padiglione Italia dedicati proprio agli incontri riservati. Anche in questo caso c’è il voucher camerale per abbattere le spese. Naturalmente, però, è l’impresa che poi deve essere in grado di chiudere i contratti. Lì Probrixia non può arrivare.

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