Irpef, un Comune su quattro vara i rincari

Oltre 260 municipi hanno scelto l'aliquota massima dello 0,8 senza esenzioni. La Loggia ha disposto il ritocco all'insù, esenti i redditi fino a 12mila euro.

(red.) Con l’abolizione dell’Imu, come prevedibile, c’era da aspettarsi che ciò che si è perso da una parte venga recuperato da un’altra e così è stato con i Comuni italiani “costretti” ad agire sulla leva fiscale di cui dispongono: l’Irpef.
Fino al 30 novembre, scadenza del “preventivo” del 2013, i Comuni fanno in tempo a imporre o ritoccare verso l’alto le addizionali. Su 8.096 Comuni, 1.989 (uno su quattro), hanno deciso per la maggiorazione Irpef, che può arrivare fino allo 0,80% sul reddito. L’aliquota massima è stata scelta da 267 municipi, senza esenzioni e agevolazioni per i redditi bassi. 164 Comuni adottano l’aliquota massima ma considerando alcune esenzioni.
L’anno scorso ad applicare l’addizionale Irpef erano stati 6.610 Comuni, 3 su 4, per un gettito complessivo di 3,65 miliardi, il 25% in più rispetto al 2011: in pratica, “quasi quanto l’Imu sull’abitazione principale”. A Milano, che applica l’aliquota massima dello 0,80% sui redditi sopra i 75 mila euro, l’esenzione è stata dimezzata passando da 33.500 euro a 15.000, con aliquote progressive fino a quella massima: alla fine, gli incrementi sono più miti per le fasce alte e parecchio esose tra 33.500 e 55 mila.
Tra i Municipi che hanno già deliberato l’Irpef c’è anche quello di Brescia che ha stabilito un ritocco, passando da 0,55 a 0,8% ed esenzione per redditi inferiori non ai 10 mila, come era stato annunciato, ma ai 12mila euro (con la precedente giunta l’esenzione riguardava però i redditi fino ai 15mila euro). Saranno così 49mila i bresciani che godranno dell’esenzione. In totale, dall’aumento dell’Irpef si dovrebbero generare +9,4milioni di euro.

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