Redditi bresciani in calo, la crisi picchia duro

Soprattutto sulle fasce di reddito più basse e sulle donne. Lo rivela il quinto report del Caf delle Acli bresciane che ha analizzato le dichiarazioni 730 relative al 2011.

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(red.) Quinta edizione del “Rapporto sui redditi bresciani” elaborato dal Caf (Centro assistenza fiscale) delle Acli bresciane che ha messo in luce la situazione redditoria degli associati. I dat si riferiscono ai modelli 730 del 2012, relativi quindi ai redditi e alle spese dell’anno di imposta 2011.
Per “reddito” si intende, viene spiegato nella nota allegata al report, sempre il reddito lordo complessivo.
I NUMERI Le dichiarazioni analizzate sono 44.169, pari al 12% di quelle presentate sull’intero territorio provinciale presso i diversi Caf attivi (Cgil, Cisl, Mcl, altri privati). In generale, si registra una tendenza all’aumento delle dichiarazioni inoltrare (il 15% in più nel quinquennio).
Per quanto riguarda la composizione della popolazione si rileva un quasi pareggio tra uominie  donne: dal 2008 al 2012, viene spiegato, la differenza è andata via via assottigliandosi. In particolare, il genere femminile supera il 50% nelle categorie fino ai 35 anni e dopo i 65.
Si espande la categoria dei redditi fino a 15mila euro, che riguarda quasi un soggetto su tre. Questo è indice dell’impoverimento della categoria appena superiore, quella dei redditi da 15mila a 28mila euro, che risulta comunque la categoria maggiromente rappresentata (l’80% delle dichiarazioni).
Tra il 2008 ed il 2012 il reddito medio dei bresciani è diminuito del 2%, con punte più elevate nella categoria dei 15mila euro. Si registra infatti una perdita secca quantificabile in 447 euro lordi che, si per sè, può sembrare non rilevante, ma che invece è tale in rapporto all’aumento dei prezzi.
Tra i vari distretti in cui è stato suddiviso il territorio emergone differenze evidenti. il Garda è quello dove si registrano i reddito maggiori, quelli più bassi, invece, afferiscono alla zona della Vallezamonica (quasi 6mila euro in meno).
A Brescia, per esempio, nel 2008, il reddito medio dichiarato ammontava a 23.773 euro pro capite, mentre nel 2012 tale cifra è stata di 23.111 euro, con una contrazione pari a 662 euro.
Nella Bassa Bresciana, invece, il fenomeno opposto: se nel 2008 il 730 medio riportava una cifra pari a 20.267, quattro anni dopo questa è cresciuta di 706 euro (20.973).
Analizzando poi i generi maschili e femminili e le fasce d’età dei contribuenti, si può vedere come per gli uomini il reddito medio è cresciuto del 3%, mentre per le donne è diminuito del 5%. Una differenza che è attenuta nella fascia 0-25 anni, dove, forse all’inizio della carriera lavorativa le differenze di genere pesano meno, mentre è più accentuata successivamente. Nella variazione reddituale computat tra 2008 e 2012, infatti, il risultato finale dell’analisi rileva come nello stesso periodo, i maschi abbiano dichiarato 787 euro in più e le donne, invece, 872 euro in meno.
E ancora, il gentil sesso si colloca, per il 57% dei casi nella prima fascia di reddito, finoa  15mila euro, mentre gli uomini si attestano principalmente nella seconda, quella fino a 28mila euro.
Solo l’1,2% delle donne ha un reddito superiore ai 55mila euro, contro il 6,5% dei colleghi uomini.
Alla luce di ciò è possibile anche dare un’occhiata ai possessori di prima casa: oltre l’80% di chi ha un reddito superiore ai 75mila euro è titolare di un’abitazione, mentre lo è “solo” il 61% circa di coloro con reddito sino ai 15mila euro.
I CONTRIBUENTI STRANIERI Tra il 2008 e il 2012 il numero dei contribuneti stranieri è quasi raddoppiato, passando da 1.167 a 2.456. per questa categoria si registra una contrazioen generale dei redditi medi, diminuiti di 1.050 euro, pari al 6%. Il 38% del campione, infatti, rientra nella fascia più povera (redditi fino a 15mila euro), mentre solo il 7% supera i 28mila.
ONERI E SPESE L’analisi del quinquennio non ha rilevato particolari variazioni nelle deduzioni/detrazioni a favore dei contribuenti. Nell’analisi emergono però circa 15mila persone che non hanno effettuato alcuna spesa sanitaria, forse rimandando le cure a tempi (economicamente) migliori perchè per il momento “non ce la si può permettere”.
Il dato è ancora più evidente nella categoria dei redditi più bassi: se nel 2008 il 52% dei contribuenti ha effettuato spese di carattere sanitario, nel 2012 questa percentuale è scesa al 45%.
Per quanto concerne poi la voce “Spese per l’assistenza agli anziani”, il numero di persone che, avvalendosi dell’aiuto di una badante” ha inserito la voce di spesa nel modello 730 è crescito, nel quinquenni, del 400%, passando da 59 soggetti a 300. E se nel 2008, la spesa media per le colf/badanti ammontava a 681 euro, nel 2012 è cresciuta fino a 859.
Diminuisce anche il numero di soggetti che usufruiscono della detrazione per gli interessi pagati sui contratti di mutuo. La percentuale è passata infatti dal 15 al 13.
Calano anche le spese per l’assicurazione sulla vita: la percentuale che, dal 2008 al 2102 ne ha sottoscritto una nuova è stata dell’1% solamente. anche questa viene ritenuta una spesa da accantonare visti i tempi di “magra”.
Un capitolo indicativo (ed allarmante) è rappresentato poi dalle spese per l’istruzione: nel 2008 il 5,14% degli utenti sosteneva le spese per l’Università, ma questa percentuale è scesa al 4,17 nel 2012. Tradotto, significa 400 iscritti in meno agli Atenei. E questo solo a Brescia.

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