Brescia, redditi cresciuti del 2,1%

Secondo Findomestic nel triennio 2009-2011 il reddito pro-capite è salito. Calato invece il numero delle immatricolazioni delle auto, scese del 9,4%.

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(red.) Nel 2011 il reddito pro capite in Lombardia si è attestato a quota 20.436 euro, in crescita del 2% rispetto al 2010. Milano, con 26.202 euro di reddito medio pro capite si è confermata la prima provincia d’Italia (+2,0% sull’anno precedente).
L’incremento maggiore del reddito disponibile, invece, lo ha fatto registrare Lecco:  +2,8% (a 16.598 euro). Per quanto riguarda la spesa per i beni durevoli, questa è calata del 6,0%, in linea con la media nazionale (-6,1%). Ad incidere, in particolare, la flessione degli elettrodomestici bruni (-28,4%),  per un volume totale di acquisti pari a 708 milioni (erano stati 989 nel 2010). In materia di risparmio,  nelle regioni dell’Italia nord – occidentale, il 46% della popolazione negli ultimi 12 mesi ha dichiarato  di essere riuscita a preservare una parte del proprio reddito: il dato medio italiano, invece,  è inferiore di oltre 10 punti, e si ferma al 35%.
Sono questi i principali risultati della diciottesima edizione dell’Osservatorio Findomestic Banca sul consumo di beni durevoli in Lombardia, presentato martedì a Milano, allo Spazio Chiossetto.
Nel 2011 la spesa complessiva per l’acquisto di beni durevoli è stata pari a 11.535 milioni di euro (-6,0% rispetto ai 12.133 milioni del 2010). La contrazione risulta superiore a quella media nazionale, che si è arrestata al -6,1%.
per quanto riguarda il reddito pro capite in  Lombardia tra le diverse province si riscontra una differenza anche molto marcata dei diversi redditi pro capite. Infatti, si va dai 26.202 euro di Milano ai 14.614 di Lodi, passando per i 16.788 euro di Varese, che si colloca in posizione mediana. Al secondo posto, tra le province, c’è Sondrio (con 19.062), mentre al terzo si trova Cremona (17.700), esattamente come avveniva nel 2011.
E Brescia? Il reddito è passato dai 15.983 del 2009 ai 16.050 del 2010 fino ai 16.383 dell’anno appena concluso, con una crescita del 2,1%.
Le vendite di autoveicoli nuovi hanno fatto segnare una flessione di 11,1 punti percentuali sull’anno precedente, attestandosi ad un valore totale di 3.698 milioni di euro. Milano, dove sono stati conclusi acquisiti per complessivi 1.438 milioni, ha fatto segnare la seconda maggiore flessione di vendite fra tutte le province lombarde (-13,0%),  la Leonessa d’Italia ha segnato una contrazione del 9,4% rispetto agli anni precedenti. Le immatricolazioni registrate a Brescia sono infatti passate dalle 45.004 del 2009 alle 38.968 del 2011. Invariato invece il parco macchine circolante.
A Como, dove sono stati spesi 246 milioni di euro per l’acquisto di auto nuove, la contrazione più contenuta: -6,9%. Seguono Varese, con -8,0% (a 355 milioni), Lecco, con -8,2% (a 131 milioni), e Lodi, con -8,4% (a 94 milioni).
Sul fronte delle auto usate, i volumi totali tra 2010 e 2011 sono aumentati dello 4,2%, salendo a 2.772 milioni euro. Più di un terzo degli acquisti totali sono stati espressi da Milano (con 1138 milioni di €). Seguono Brescia (con 368 milioni), Bergamo (270 milioni), Varese (260 milioni) e Pavia (161 milioni). Per ciò che riguarda il mercato delle moto, la flessione delle vendite è risultata essere di fatto la metà di quella media nazionale (-7,8% contro -15,8%), per un totale di 358 milioni. Da segnalare che nelle province di Varese e Cremona i volumi di acquisti sono aumentati, rispettivamente del 2,2 e dello 0,7%.
Per il segmento dei mobili, le vendite totali nel 2011 sono state pari a 3.059 milioni di euro. Milano ha guidato gli acquisti con 1.242 milioni. Brescia e Bergamo seguono, ben distanziate, rispettivamente con 379 (-0,7%) e 325 milioni (-1,0%). Como e Lecco, rispettivamente con 193 e 108 milioni di euro, sono le uniche due province che fanno segnare un incremento dei volumi (la prima di 0,6 punti, la seconda di 0,1).
Per ciò che concerne gli elettrodomestici bianchi e piccoli, Milano ha espresso 271 dei 668 milioni di acquisti totali della regione.
Nel capoluogo regionale la flessione delle vendite è stata del 5,1%, in linea con quella media regionale. La contrazione minore si è registrata a Como: -3,8% (a 41 milioni). Flessioni inferiori a quella media regionale sono anche quelle registrate a Lodi (-4,0%, a 15 milioni), Lecco (-4,6%, a 23 milioni), Bergamo (-4,7%, a 73 milioni), Varese (-5,0%, a 60 milioni). Quanto agli elettrodomestici bruni, tutte le province della Lombardia hanno riportato flessioni ben superiori a quella media nazionale, che è stata del 15,1%. Lodi, la provincia dove il calo del volume di vendite è stato minore, ha fatto segnare -26,4% (a 16 milioni), mentre Milano ha perso 28,8 punti, con le vendite che sono scese a 286 milioni, contro i 402 del 2010.
Brescia è passata da 125 a 92 milioni, Bergamo da 107 a 76, e Varese da 89 a 64.
Il comparto informatica vede Milano riportare più del 40% del totale dei consumi della regione, con 110 milioni di euro (-8,5% sull’anno precedente), pur esprimendo una spesa media per famiglia tra le più basse, pari a 60, superiore solo a quella di Pavia (58 euro). Seguono, nell’ordine dei volumi di acquisti, Brescia, Bergamo e Varese, rispettivamente con 34, 30 e 24 milioni. All’estremo opposto della classifica, invece, si situano Sondrio, Lodi e Lecco, con 5, 6 e 9 milioni.
Gli intervistati vivono uno stato d’animo di sfiducia e incertezza, dominato dalla sensazione di impossibilità alla programmazione. Molti si sentono infatti impotenti e “paralizzati” e, sollecitati a immaginare il futuro, mostrano di avere più “speranza” che “voglia di lottare”.
Nel Nord ovest, l’80% degli intervistati dall’indagine Findomestic – Ipsos ha la percezione che la situazione economica generale si sia aggravata rispetto al 2010. Il dato è migliore di 3 punti rispetto a quello medio nazionale.
Per quanto riguarda la propria situazione economica personale, nell’Italia Nord-occidentale la percezione di un peggioramento è meno elevata rispetto alla media – Paese: 60%, contro il 64% della media italiana. In materia di risparmio, il Nord ovest si mantiene sopra la media italiana, con il 46% della popolazione che negli ultimi 12 mesi ha dichiarato di essere riuscita a preservare una parte del proprio reddito (il dato italiano è inferiore di oltre 10 punti, e si ferma al 35%), mentre il 29% (contro il 26% del dato – Paese) si dice in grado di accantonare ulteriori risorse nel 2012. Di fronte alla crescente disoccupazione, alla riduzione del potere d’acquisto e ad un clima sociale d’incertezza, la maggioranza ha modificato il proprio stile di vita rispetto al passato.
Un consumatore su quattro delle regioni nord occidentali ha dichiarato di non aver ridotto le proprie spese nel corso del 2011, a fronte di un 64% che invece ha affermato di averlo fatto (a livello nazionale, il dato è rispettivamente del 21 e del 67%). Per quanto concerne il 2012, sostanzialmente in linea con quanto emerge dalla media nazionale (47%), il 46% afferma che ridurrà le proprie spese. Sollecitati circa un’eventuale uscita dalla crisi, ben il 46% di quanti hanno risposto ritiene che la situazione comunque non tornerà quella di prima: gli intervistati modificheranno il proprio modus vivendi, evitando gli sprechi e ponderando maggiormente le spese. Il 40% degli intervistati, invece, dichiara di mantenere la speranza di superare la crisi ed afferma che in futuro si tornerà a fare acquisti come prima. La ricerca evidenzia come i più abbienti continuino ad acquistare prodotti di fascia alta, riducendo eventualmente la frequenza e la quantità degli acquisti, mentre i meno abbienti, oltre ad acquistare meno e meno spesso, sono costretti a ripiegare su prodotti di fascia più bassa.

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