Edison, Edf: “Basta perdere tempo”

I soci italiani hanno chiesto una proproga di un mese sull'accordo per il riassetto di Foro Buonaparte. Francesi irritati, mentre Delmi vuole il veto sugli aumenti di capitale.

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(red.) Scontro tra Edf e Delmi sulla richiesta degli azionisti italiani di Foro Buonaparte di concedere una nuova proroga, la quarta dallo scorso marzo, dei patti di sindacato, così da offrire almeno un altro mese di tempo alla trattativa tra le parti per appianare le divergenze che ancora esistono su diversi punti del riassetto, come il potere di veto di Delmi sugli aumenti di capitale e la ripartizione del debito di Edipower.
A poco più di 24 ore dalla scadenza dei patti di sindacato e dopo che nel corso della giornata di martedì dichiarazioni ufficiali e indiscrezioni uscite dai consigli di A2A (la multiutility dei comuni di Brescia e Milano) e Delmi avevano fatto ritenere raggiungibile un’intesa sulla proroga, fonti di Edf hanno preso posizione negando categoricamente ”di aver accettato” un rinvio dei patti e lasciando così la porta aperta, in assenza di un accordo entro domani, all’ipotesi di avviare l’asta sul gruppo elettrico.
”Abbiamo deliberato di proporre a Edf una proroga di una durata congrua per la definizione di un accordo”, ha detto Franco Baiguera, presidente di Delmi, la holding dei soci italiani di Edison, riunitasi dopo che i consigli di A2A e di Iren avevano preso atto della mancanza delle condizioni per chiudere. La durata del rinvio, ha aggiunto, verrà decisa ”entro domani (mercoledì, ndr.)” da Renato Ravanelli, direttore generale di A2A, negoziatore per il fronte italiano, e Thomas Piquemal, direttore finanziario di Edf. L’idea degli italiani è di strappare un altro mese, così da disporre anche della risposta della Consob sul prezzo dell’opa e non dover rinegoziare nuovamente tutto nel caso in cui la commissione imponga a Edf un premio rispetto al valore del titolo Edison in borsa.
La richiesta ha molto irritato i francesi che hanno fatto sapere che ”nessuna decisione è stata ancora presa” sul rinvio e che il loro irrigidimento è dovuto a una ”situazione economica e finanziaria” che ”non consente rinvii”. Anche se è possibile che entro domani si raggiunga un accordo al momento, ha voluto sottolineare in serata Edf, i francesi sono contrari allo slittamento. ”Un prolungamento dei tempi sufficiente per chiudere la partita” aveva invece detto il presidente del consiglio di gestione di A2A, Giuliano Zuccoli, ”non è un grosso problema” ed ”è anche nell’interesse dei francesi”.
Ma che cosa divide ancora i soci di Edison? Anzitutto Delmi, che per almeno tre anni sarà azionista di minoranza in un gruppo guidato da Edf, vuole poter dire la sua su quelle operazioni straordinarie che possono impattare sul valore della sua quota. ”Vogliamo conservare un diritto di veto sugli aumenti di capitale, è uno degli aspetti di governance che vogliamo definire” ha detto Rosario Bifulco, vicepresidente del Consiglio di sorveglianza di A2A.
Il timore che Edf possa lanciare un aumento di capitale non è fantascienza visto che già lo scorso anno erano circolati per Edison rumor di una ricapitalizzazione da 1 miliardo proprio mentre era in corso un braccio di ferro tra Edf e Delmi sulla svalutazione degli avviamenti (3,5 miliardi). Ma in discussione c’è anche la ripartizione del debito di Edipower, la controllata di Edison che verrà spacchettata con l’assegnazione a Iren e A2A di due centrali idro. Edf lamenta l’assenza di una ”valutazione indipendente” sul nodo del debito, come concordato a Parigi, e accusa Delmi di ”perdere tempo”.
Zuccoli ha invece escluso che i soci italiani stiano facendo melina sperando nel sostegno del governo (”non ci stiamo pensando”), intervenuto già due volte per bloccare Edf.
Martedì infine l’Antitrust, sollecitata recentemente da Acea, ha ribadito che, con l’acquisto di Edipower attraverso Edison, A2A ed Edf hanno violato la normativa che limitava al 30% la partecipazione di soggetti pubblici nel capitale delle società create per liberalizzare il mercato dell’energia.

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