Edison: sì di A2A , resta incognita Opa

Tarantini boccia il ruolo della politica nella vicenda, poi rettifica. Per Tabacci servono una governance e un capo azienda che funzionino.

(red.) L’intesa con Edf per il riassetto di Edison, dopo il consiglio di gestione, passa l’esame del consiglio di sorveglianza di A2A e sarà esaminata giovedì dal cda di Iren e da quello di Delmi, la holding dei soci italiani di Foro Buonaparte.
Il Cds di A2A, si legge in una nota, ”ha approvato i principali elementi per la prosecuzione delle negoziazioni con Edf da parte del management di A2A e Delmi, e l’estensione del patto parasociale sino al 30 novembre 2011 per negoziare l’accordo vincolante con Edf” dopo l’accordo di massima di giovedì scorso a Parigi.
Sul riassetto pende però l’incognita del giudizio della Consob sul prezzo dell’opa che Edf dovrà lanciare sulle quote di minoranza di Edison (il 20% del capitale, di cui il 10% in mano alla Carlo Tassara). I francesi hanno subordinato l’accordo al fatto che la Consob riconosca, come prezzo, quello medio degli ultimi 12 mesi. Un valore di circa 0,85 euro ad azione e che non riconosce alcun premio alle minoranze.
I francesi, ha spiegato il vice presidente di A2A, Rosario Bifulco, ”si sono riservati di verificare che cosa dice la Consob sul prezzo dell’Opa” e, se la commissione dovesse imporre il pagamento di un premio per le quote dei soci di minoranza, ”probabilmente ci sarebbe da rinegoziare”. La prossima settimana Edf presenterà l’operazione alla Consob e, se necessario, formulerà un quesito per conoscerne l’orientamento.
A rendere dubbia l’esclusione di un premio ci sono le opzioni a tre e cinque anni concesse a Delmi sul 30% di Edison in suo possesso. Strumenti finanziari che hanno un valore anche se non quantificabile fino al momento dell’esercizio. ”E’ una valutazione che farà la Consob”, ha detto il presidente del Cds di A2A, Graziano Tarantini. Sembra però difficile che, anche qualora la Consob dovesse alzare l’asticella del prezzo, i francesi facciano saltare l’accordo che, dopo un decennio, gli consegna il controllo di Edison. Certo si tratterà di vedere a quanto ammonterà, se ci sarà, il premio imposto dalla Consob.
Tarantini, al termine del consiglio di A2A, ha anche criticato la politica, intervenuta a più riprese sul riassetto senza riuscire a creare un argine all’avanzata di Edf, ma poi, in una nota, ha precisato che “le considerazioni sono state riportate in un discorso più ampio e riferite non alla specifica vicenda del riassetto di Edison, attualmente in corso, ma più in generale al sistema Italia, non abituato a predisporre azioni comuni su importanti questioni nazionali”, auspicando “la continuazione della fattiva collaborazione con le Istituzioni”.
L’accordo, ha spiegato, ”è molto positivo ma resta un fondo di amarezza perchè si poteva giocare una grande partita tutta italiana su Edipower e sul gas. Ci sono state tante promesse ma mai una condivisione reale”. Col senno di poi sarebbe stato meglio chiudere a marzo (quando Tremonti disse no ad accordi molto simili agli attuali), così ”avremmo risparmiato tutto questo tempo e stress”. Parole poi circoscritte con un apprezzamento per il ministro, Paolo Romani, e la fattiva collaborazione delle istituzioni anche se, a microfoni spenti, sono in molti che in A2A esprimono delusione per il ruolo del governo.
In dirittura d’arrivo la partita Edison, per A2A si preparano altri fronti. Bruno Tabacci non ha avuto parole tenere per una gestione della società che ”in questi anni non ha portato a una crescita di valore”: ora servono, ha detto l’assessore al Bilancio del Comune di Milano, ”un capo azienda capace” e ”una governance che funzioni”, anche in vista della possibile creazione di una multiutility del Nord che Tabacci non vedrebbe di cattivo occhio.
Un’altra voce della politica bresciana è quella dell’onorevole camuno Bruno Caparini, per il quale ”Edison rimane italiana, rimarrà sempre italiana”.
L’ esponente leghista e consigliere di sorveglianza di A2A, al termine della riunione del consiglio della multiutility che ha benedetto all’unanimità gli accordi che prevedono, tra l’altro, il passaggio del controllo del gruppo di Foro Buonaparte a Edf.
”Sono molto soddisfatto, mi sembra che stiamo andando bene”, ha aggiunto l’esponente del Carroccio che nei mesi scorsi aveva avvertito i francesi con la bellicosa dichiarazione: ”non siamo schiavi nè di Parigi nè di Roma”.
La richiesta di Umberto Bossi di difendere l’italianità di Foro Buonaparte, espressa nei mesi scorsi, è stata rispettata?
”Non lo so, è da un pezzo che non lo sento”, si è limitato a dire l’altro consigliere in quota Lega, Gianni Castelli. Che sull’italianità di Edison ha idee un po’ diverse rispetto al collega di partito: ”ma scusi, di che italianità parliamo? I francesi avevano già il 50% delle azioni…”

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