Agricoltori discriminati dalla nuova Pac

Nel Bresciano si stima un calo degli aiuti dall'Unione europea pari al 10% da qui al 2019. Upa e Coldiretti temono che venga penalizzata la qualità delle produzioni.

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(red.) Si sentono discriminati gli agricoltori bresciani. A non piacere soprattutto la proposta della commissione Agricoltura dell’Unione europea relativa alla Pac (Politica agricola comunitaria) 2014-2020 che comporta, per il Bresciano, un taglio dei contributi del 10%.
Regione Lombardia infatti contribuisce con circa 500 milioni di euro di aiuti (100milioni dei quali diretti nella nostra provincia) diretti al reddito di 30mila agricoltori.
Con la nuova riforma, a partire dal 2014, questi aiuti alla competitività delle aziende agricole, caleranno di più del 10%. I contributi diretti agli agricoltori italiani sono destinati infatti a diminuire progressivamente fino ad arrivare, nel 2019, a essere del 6% inferiori rispetto a quelli del 2013.
Il totale dei pagamenti diretti ammonteranno a 4,128 miliardi nel 2013 e scenderanno a 3,841 nel 2019. Ma per completare il calcolo di quanto in meno l’Italia riceverà dall’Unione europea per l’agricoltura bisognerà aspettare la definizione dei “pacchetti nazionali globali” per il settore, e considerare anche i fondi per lo sviluppo rurale, quelli per i giovani agricoltori e per i piccoli. Questo avverrà solo al termine del lungo processo decisionale, che comincerà la settimana prossima con il confronto fra i 27 ministri del settore, a Lussemburgo.
Ma certo è che le preoccupazioni, per gli agricoltori, sono subito emerse.
A Brescia il 20% delle 8mila aziende agricole in Pac ottiene aiuto che si aggira attorno ai mille euro; la media si avvicina ai 13mila euro per azienda.
Con la riforma della Pac, secondo gli agricoltori dell’Upa, guidata da Francesco Bettoni,  Paesi da poco ad essere penalizzata è la competitività del comparto bresciano che  ha fatto della qualità dei prodotti la bandiera con cui esportarli anche all’estero.
Per Coldiretti Brescia, presidente Ettore Prandini, l’Italia ha mancato di autorevolezza nel negoziato di Bruxelles, e la preoccupazione maggiore è rivolta al criterio di distribuzione con cui verranno assegnati gli aiuti.

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