Nel bresciano 10mila negozi pronti per i saldi invernali

Partono il 5 gennaio le vendite a prezzi ribassati dei capi invernali. La stima è di una spesa media di 119 euro euro a persona, ancora lontana dal periodo pre-Covid.

(red.) Mercoledì 5 gennaio prenderanno il via i saldi invernali in Lombardia, con stime per il settore del commercio che raccontano di 15 milioni di famiglie coinvolte in tutta Italia e consumi per 4,2 miliardi di euro, con una spesa media di 119 euro a persona.
“Sicuramente ci aspettiamo un miglioramento significativo rispetto ai saldi invernali 2021, fortemente penalizzati dalle chiusure forzate che ci auguriamo non si ripetano quest’anno”, ha detto il presidente di Confcommercio Brescia, Carlo Massoletti, ricordando che a gennaio ed a febbraio di un anno fa i negozi di commercio al dettaglio in Lombardia dovettero scontare 12 giorni di chiusura per la “zona rossa”, rendendo il lavoro intermittente e ancora più complicato.
“I recenti consumi di Natale – ha aggiunto il presidente – hanno mostrato come ci sia stato un miglioramento rispetto ad un anno fa, ma anche che è rimasto del terreno da recuperare rispetto al pre-Covid. Il settore dell’abbigliamento ha mostrato una buona vivacità nell’ultimo periodo (circa un regalo su due fatto a dicembre era riconducibile ad abbigliamento, calzature e accessori),
speriamo che i consumatori sfruttino la possibilità di acquistare nei propri negozi di fiducia, dei veri e propri presidi di socialità in cui si stringono e coltivano relazioni”.

In tutta la provincia di Brescia saranno circa diecimila le imprese interessate dai saldi, di cui più di duemila nel capoluogo: “Siamo la seconda provincia per numero di attività del settore retail non alimentare in Lombardia, confidiamo che questi saldi possano rappresentare un volano importante per rilanciare le nostre imprese che hanno sofferto e stanno soffrendo sia nel centro storico che nei nostri territori per gli effetti del Covid e adesso stanno affrontando una ripresa lenta e difficile”, ha concluso il presidente Massoletti.

Secondo un’indagine previsionale sui saldi condotta da Confesercenti su un campione di consumatori, 4 italiani su dieci (il 39%) hanno già programmato di approfittare degli acquisti a prezzi scontati per acquistare uno o più prodotti, per un budget medio previsto di 150 euro a persona. Si tratta di numeri ancora lontani da quelli pre-crisi: in occasione dei saldi invernali del gennaio 2020, si diceva interessato all’evento il 48% degli italiani

Le regole per un acquisto “in saldo” sicuro e soddisfacente? Sempre le stesse.
Federmoda Italia e Confcommercio hanno stilato 10 principi di base per il corretto acquisto degli articoli in saldo. Il primo è sui cambi: la possibilità di cambiare il capo dopo l’acquisto è generalmente lasciata alla discrezionalità del negoziante, a meno che il prodotto non sia danneggiato o non conforme. In questo caso c’è l’obbligo per il negoziante della riparazione o sostituzione e, nel caso ciò sia impossibile, la riduzione o restituzione del prezzo pagato. Il compratore deve denunciare il vizio del capo entro 2 mesi dalla data della scoperta del difetto.
Il secondo riguarda la prova dei capi: non c’è obbligo, è rimesso alla discrezionalità del negoziante. Il terzo sui pagamenti: le carte di credito devono essere accettate e vanno favoriti i pagamenti cashless.
Il quarto è sui prodotti in vendita: i capi che vengono proposti in saldo devono avere carattere stagionale o di moda ed essere suscettibili di notevole deprezzamento se non venduti entro un certo periodo di tempo. Il quinto è sull’indicazione del prezzo: obbligo del negoziante di indicare il prezzo normale di vendita, lo sconto e il prezzo finale:
Il sesto principio riguarda il rispetto delle distanze: occorre mantenere la distanza di un metro tra i clienti in attesa di entrata e all’interno del negozio. Il settimo è sulla disinfezione delle mani: obbligo di igienizzazione con soluzioni alcoliche prima di toccare i prodotti.
L’ottavo riguarda le mascherine: obbligo di indossarla fuori dal negozio, in store e in camerino durante la prova dei capi. Il nono è sulle modifiche e/o adattamenti sartoriali: sono a carico del cliente, salvo diversa pattuizione.

L’ultimo principio di base ricordato da Federmoda Italia e Confcommercio, il decimo, riguarda il numero massimo di clienti in store: c’è l’obbligo di esposizione in vetrina di un cartello che riporti il numero massimo di clienti ammessi nei negozi contemporaneamente.

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