Coronavirus, dati Cgil Brescia: 10 mila richieste di cig dalle imprese

Sono 90 mila i lavoratori coinvolti dalle richieste di ammortizzatori: quelle che hanno coinvolto il sindacato.

(red.) Diverse imprese che operano nei servizi essenziali non si sono mai fermate, mentre altre hanno ripreso da pochi giorni e c’è chi lo farà da lunedì 27 aprile se dovessero essere sbloccati altri codici Ateco, ma soprattutto dal prossimo 4 maggio quando si prevede il ritorno al lavoro da parte delle attività produttive. In questo scenario sono impietosi i dati forniti dalla Camera del Lavoro di Brescia e riportati dal Giornale di Brescia sulle richieste di ammortizzatori sociali per i dipendenti che in questo periodo di emergenza da coronavirus non hanno potuto lavorare.

In circa due mesi, dalla fine di febbraio fino a metà aprile e solo riferendosi ai dati delle richieste che hanno coinvolto la Cgil, dal bresciano sono arrivate 10 mila richieste per 90 mila lavoratori e senza considerare quelli della Valcamonica che rappresenta altri 15 mila addetti. In più, si dovrebbero aggiungere anche quelle realtà minori che hanno chiesto la cassa integrazione in deroga. Una vera e propria debacle, quella provocata dal virus in questi due mesi di fermo, che ha colpito tutti i settori, soprattutto il commercio, turismo e locali pubblici con oltre 2.200 imprese che hanno chiesto gli ammortizzatori.

2.100 aziende e 22 mila lavoratori, invece, quelli tra i metalmeccanici, oltre 2.200 le imprese edili per 11 mila addetti e così come per altri settori. Colpite anche l’industria chimica, quella della gomma e plastica, tessile ed energia, ma anche nel settore dell’educazione tra la formazione professionale e le cooperative sociali. Altre richieste sono arrivate dalle imprese che lavorano nel settore dei cartotecnici, telecomunicazioni, cultura e sport, industria alimentare e agricoltura. Senza dimenticare quanti, invece, tra colf, badanti e lavoratori in nero non possono contare su questo genere di sostegno.

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