Coronavirus, 6 mila richieste da imprese in prefettura per riaprire

Oggi un incontro video tra Aib e parti sociali per un protocollo di sicurezza. Ma migliaia vogliono già ripartire.

(red.) Le imprese bresciane, tra le altre, confermano il sentore e la sensazione che la chiusura totale imposta dal Governo andrà avanti fino almeno al prossimo 3 maggio. Ma nel frattempo gli stessi imprenditori si stanno preparando a sviluppare un protocollo di sicurezza con cui tornare al lavoro nel momento in cui sarà consentito. Infatti, oggi pomeriggio, venerdì 10 aprile, ci sarà un incontro in video conferenza tra l’Associazione Industriale Bresciana e le parti sociali, mediato dalla prefettura, per presentare le linee guida da adottare nelle attività produttive.

Quindi, dispositivi di protezione individuale per i dipendenti, distanziamento, misurare la temperatura all’ingresso, entrate scaglionate, ma anche tamponi ed esami del sangue. Tutti test che sarebbero a carico delle imprese, ma detraibili, per consentire di capire quali lavoratori siano stati contagiati dal virus e chi ha sviluppato gli anticorpi. La sensazione, nella nuova ripresa graduale, è che gli addetti dai 50 ai 55 anni, più a rischio, potrebbero restare a casa e in regime di cassa integrazione. Così come altri che soffrono già di patologie pregresse, mentre potrebbero tornare in fabbrica i più giovani e chi ha sviluppato gli anticorpi.

Nel frattempo, però, nella giornata di ieri, giovedì, in prefettura sono arrivate 600 nuove richieste di apertura in deroga e per un totale di 6 mila attività che nel bresciano hanno chiesto di riaprire. Ma su questo fronte i sindacati si dicono critici perché diverse aziende avrebbero sfruttato le lacune dei codici Ateco per inserirsi e produrre anche altra merce che non è necessaria. Su questo fronte gli stessi sindacati chiedono che la ripresa graduale sia a livello nazionale e non locale.

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