Brescia e la “Generazione stupefacente”

Un'indagine di Provincia e ministero su un campione di 1200 giovani tra i 14 ed i 34 anni evidenzia che è diffuso e cosiderato "normale" fumare spinelli e bere alcol.

(red.) Si intitola “Generazione stupefacente” l’indagine avviata a Brescia nel 2011 da un progetto realizzato in sinergia tra Provincia e Ministero della Gioventù e che si proponeva di analizzare gli usi ed i consumi della popolazione tra i 14 e i 34 anni sul fenomeno della conoscenza e dell’suo e consumo di stupefacenti nel Bresciano.
Lo studio è stato finanziato per 90mila euro dal Ministero e percirca 20mila dal Broletto.
Ne emerge un quadro poco confortante. Su un campione di 1200 ragazzi intervistati in 16 scuole superiori, emerge che spinelli ed alcol non vengono percepiti come un vero pericolo.
Non solo: il 56,3% dei ragazzi è incline ad ubriacarsi, il 36% si dice pronto a mettersi alla guida anche dopo avere assunto alcolici e il 22% non nega di essere disposto a doparsi se questo garantisce prestazioni fisiche migliori.
Per il 45% è “normale” fumare cannabis, mentre il 27% ammette di fare uso di droghe.
Anche il reperimento delle sostanze viene ritenuto di facile accesso, come il consumo, possibile in qualsiasi luogo (dalla scuola all’oratorio).
Il consumo di stupefacenti è più diffuso tra imprenditori e liberi professionisti (72.4%), da artigiani (66.7%), operai (61.7%), disoccupati (60.7%), impiegati (56.4%), studenti (47.4%) e casalinghe (20%). A maggior rischio di cadere nel giro delle tossicodipendenze sono i giovani con famiglie disgregate, con scarsa autostima, con maggiori disponibilità economiche.
E che il traffico di sostanze sia diffuso capillarmente lo dimostrano anche le operazioni antidroga effettuate dalle forze dell’ordine: nei primi sei mesi del 2012 sono sette i quintali di stupefacenti sequestrati.

 

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