Bambina morta malaria, messaggi del padre e nonno

Il primo parla di "impotenti" e il secondo chiede di non scagliarsi contro le due bimbe africane che si trovavano con Sofia Zago al Santa Chiara di Trento.

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(red.) L’ultimo saluto di Trento, città in lutto, alla piccola Sofia Zago morta di malaria all’ospedale Civile di Brescia nella notte tra domenica 3 e lunedì 4 settembre sarà sabato 9 oppure dopo lunedì 11 per consentire il termine di tutte le procedure burocratiche del caso. Di certo, come intendono i genitori, sarà un funerale privato e discreto. Nel frattempo, dalla famiglia arrivano alcuni commenti strazianti per quanto successo. Il primo a farlo è stato il padre della bambina attraverso un post su Facebook. “Impotenti, così ci si sente nell’affrontare una malattia infida e aggressiva come la malaria, nonostante la cordialità e l’impegno costante di medici e infermieri. Impotenti, così ci si sente quando i media ti assediano senza rispettare il tuo dolore.

Impotenti, così ci si sente nell’apprendere dai giornali che il corpo di tua figlia è sotto sequestro prima e che verrà sottoposto ad autopsia poi, senza essere stati minimamente informati, neanche si trattasse dei beni di un malavitoso. Purtroppo ammalarsi in Italia non è una sfortuna, ma una colpa”. Un messaggio al quale, in qualche modo, ha cercato di rispondere il procuratore capo di Trento Marco Gallina scusandosi e giustificandosi di come la vicenda sia stata trattata. A distanza di poche ore, si è fatto sentire anche il nonno materno della bambina, Rodolfo Ferro, con un’intervista rilasciata a La Repubblica. “Noi non accusiamo nessuno. Tocca ai medici dirci come e perché Sofia è stata uccisa dalla malaria.

Forse però negli ospedali qualcosa va aggiornato, quando pazienti con questa malattia, o i loro parenti con i bagagli, entrano in contatto con gli altri – dice il parente della piccola.- E lo dico pensando prima di tutto con affetto alle bambine africane che hanno incontrato mia nipote al Santa Chiara. Sarebbe imperdonabile se ora venissero isolate dai loro amici, oppure a scuola. La famiglia è convinta che tutti hanno fatto il massimo. Siamo riconoscenti, anche per il calore che sentiamo. Il mondo però ci è improvvisamente crollato addosso e sembra sempre più probabile che la presenza di una famiglia reduce dall’Africa e ammalata di malaria, negli stessi giorni in cui mia nipote è stata in ospedale, possa spiegare la tragedia.

Ma non facciamo accuse. Rilevo che il mondo è cambiato, che tutti andiamo lontano, che assieme alle persone e alle merci possono viaggiare anche insetti e virus. È la globalizzazione. Forse anche gli ospedali devono prendere atto che il quadro e il clima non sono più quelli di prima. Da nonno ora penso a quelle due bambine, la piccola aveva la stessa età di Sofia. Spero che nessuno le faccia sentire in colpa – conclude – o che non si ceda alla tentazione di isolarle. Sono innocenti e non sono mai state un pericolo per nessuno”. Nei giorni successivi partiranno anche gli interrogatori per un’indagine ancora senza una svolta e per un’inchiesta di omicidio colposo verso ignoti.

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