Lavoro e famiglia? Difficile insieme

Più di 1.000 tra madri e padri nel 2014 a Brescia hanno dovuto lasciare il lavoro per la nascita di un figlio. Spesso per colpa di orari non flessibili.

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Lavoro famiglia(red.) Più di 1.000 lavoratori che nel 2014 sono diventati padri o madri nel bresciano, si sono dimessi dal loro incarico e sono quasi 500 nei primi sei mesi del 2015. Lo dice la Direzione Territoriale del Lavoro che prende in considerazione le proposte dei neo genitori dall’inizio della gravidanza fino ai tre anni del bambino. L’andamento sembra rimanere stabile rispetto a due anni fa, ma si sta ampliando se si contano gli anni precedenti. A dare le dimissioni sono soprattutto le donne, mentre calano gli uomini. Nel calderone ci sono per un terzo gli stranieri e poi i lavoratori che decidono di lasciare il lavoro non solo nei primi anni, ma anche quando hanno intrapreso una carriera più solida. Non a caso sono i più giovani ad abbandonare l’occupazione e la metà lo fanno già al primo figlio.
Una situazione che racconta come sia diventato difficile mettere insieme famiglia e lavoro, soprattutto da parte di operai e chi lavora nei supermercati e negozi. Tra i motivi che spingono a lasciare il lavoro, uno su tre parla della mancanza di parenti che possono prendersi in carico il bambino nelle ore di lavoro, altri perché non si sono visti accettare all’asilo nido o sono lontani. O ancora per difficoltà a conciliare gli orari, oppure perché si è cambiata azienda. Uno dei problemi principali sembra essere quello degli orari poco flessibili e mancanza di concessione del part time. La consigliera di Parità provinciale Anna Maria Gandolfi intende dire alle neo madri che “non è obbligatorio dimettersi, ma si può ottenere una buonuscita o sensibilizzare il titolare”.

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