Unioni civili, Brescia e Verona più omofobe

Secondo Arcigay, i convegni contro i matrimoni omosessuali nelle due città sono maggiori rispetto al resto d'Italia. "Pressioni su scelte politiche".

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Gay and lesbian activists form a human chain around a rainbow flag during celebrations marking the fourth annual International Day Against Homophobia (IDAHO) in Hong Kong on May 18, 2008. The International Day Against Homophobia, marked in most places around the world on May 17, was launched in 2005 to commemorate the day in 1990 when the World Health Organisation removed homosexuality from its list of disorders.   AFP PHTO/TED ALJIBE (Photo credit should read TED ALJIBE/AFP/Getty Images)(red.) La teoria gender sull’omosessualità e le unioni civili sono d’attualità in questi giorni. Mentre diversi Paesi europei e gli Stati Uniti hanno approvato i matrimoni tra persone dello stesso sesso, in Italia vengono contestate queste ideologie. Tanto che, secondo Arcigay, i 146 convegni con 10 veglie di Sentinelle in piedi e i 145 incontri con 10 veglie pongono Verona e Brescia ai primi due posti delle città più omofobe. Il bresciano Luca Trentini, ex segretario nazionale di Arcigay, interpellato dal Corriere della Sera, parla di “una minoranza che cerca di fermare questo vento con le mani”.
Secondo lui, Italia, Grecia, Russia e Ucraina sono tra i pochi a restare ultra conservatori. Trentini cerca di smontare la teoria gender parlando di “retorica, anche se non neghiamo un sesso biologico. Ma quello non basta a dirci chi siamo. Vogliamo la parificazione dei sessi, mentre loro impediscono i matrimoni omosessuali”. Dall’altra parte si fa presente all’ex segretario come i convegni contro le unioni civili abbiano successo. Ma dall’Arcigay parlano di “movimenti che spingono sulle scelte politiche”.

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