Castelletti: «Il bando sul Bigio? Un orrore»

La vicesindaco e assessore alla Cultura del Comune di Brescia stigmatizza la scelta del concorso internazionale di idee per un'opera che sostituisca quella del Dazzi.

(red.) Il bando internazionale per selezionare un’opera d’arte che verrà collocata in piazza Vittoria a Brescia al posto del tanto discusso Bigio? Un «orrore» per Laura Castelletti, vicesindaco nonchè assessore alla Cultura.
La “numero due ” in Loggia non usa mezzi termini nel bocciare la proposta dell’amministrazione Del Bono,  che rischia, secondo l’esponente di Brescia per Passione, di dare spazio ad opere di discutibile pregio artistico. Castelletti, del resto, non aveva mai nascosto la propria propensione a vedere ricollocata in piazza la statua del Dazzi, così come originariamente era. ma la questione, sottolinea la vicesindaco, non è di natura politica (si ricordi la contrapposizione tra Paroli e Del Bono sul tema e, quindi, allo scontro ideologico tra destra e sinistra), ma, soprattutto, culturale. E a chi  le contesta l’apparentamento, alle scorse amministrative con il Pd, uan sorta di “referendum” sul Bigio, la leader di Brescia per Passione replica che se così fosse stato, si sarebbe schierata con l’ex sindaco. Per Castelletti è censurabile il metodo di scegliere un bando internazionale di idee per la piazza, di fatto “scansando” il tema in Giunta.
La vicesindaco ha anche sottolineato che, se la sua posizione è minoritaria in Loggia, non lo è invece, per la città, dove molti si sono espressi (anche se a fatica) sulla ricollocazione della statua “dell’era fascista”.
Per Castelletti serve un confronto pubblico, non un concorso.
Sulla stessa linea anche Andrea Alberti, soprintendente per i beni architettonici e paesaggistici, per il quale «l’arte non ha colpe» e la vicenda Bigio non deve essere trattata dal punto di vista ideologico, ma culturale.
Inoltre, sottolinea Alberti, se l’intento del Comune era quello di restaurare la piazza riportandola all’originale, la statua del Dazzi è centrata, ora che, inoltre, è stato effettuato l’intervento di sistemazione della stessa. Senza la scultura, per Alberti, si crea un vuoto che resta segno di una «elaborazione di pensiero».
Inoltre, è sttao sottolineato, la collocazione del manufatto non significherebbe una celebrazione del fascismo, poichè la stessa statua recherebbe la didascalia «L’era fascista vinta dalla democrazia repubblicana».
Certo è che nessuno può costringere la Loggia a posizionare il Bigio e la Soprintendeza si è detta a fianco dell’amministrazione nel bando internazionale di idee, esprimendosi sulle proposte che verranno esaminate. L’opera eventualmente scelta, infatti, verrà a collocarsi un un contesto sottoposto a vincolo.

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