Il Cairo, Sorial: “L’unica vittima è il popolo”

Il deputato bresciano, figlio di egiziani, fa un'analisi di ciò che sta accadendo. Intanto, in città, è in programma una manifestazione per domenica 18 agosto.

(red.) Anche a Brescia una manifestazione del comitato nazionale ‘Libertà e Democrazia per l’Egitto’, dopo quelle dei giorni scorsi di Torino e Milano.
Mentre in Italia si manifesta, al Cairo proseguono le violenze. «Come MoVimento abbiamo voluto incontrarel’ambasciatore egiziano», racconta il deputato bresciano Giorgio Girgis Sorial, nato a Brescia da genitori egiziani, «ascoltare le sue parole e preveder una lettera da inviare al governo ed alle istituzioni egiziane ed ai Fratelli Musulmani per chiedere abbandono della violenza. Questa mia richiesta, da vicepresidente della Uip (unione interparlamentare) ha naturalmente incontrato qualche resistenza da parte degli alti funzionari del ministero degli Esteri. Ma sto comunque prevedendo qualche azione da intraprendere, perché prima di tutto è necessario che oggi si informi i cittadini italiani correttamente di ciò che sta accadendo».
Per Sorial, infatti, le vicende degli ultimi giorni hanno radici ben profonde. «Iniziamo dal fatto che la situazione deve essere analizzata in toto, dalla rivoluzione del 25 gennaio 2011 e la questione Mubarak. Quello che accade oggi è solo una diretta conseguenza di quello che è accaduto dopo Mubarak, e non si possono analizzare gli avvenimenti di questi giorni senza ricordare cosa è stato l’Egitto nell’ultimo anno. Da dopo le elezioni la richiesta di cambiamento fatta dal popolo egiziano alla politica è stata disattesa, e l’elezione di Morsi non ha portato altro che un ulteriore impoverimento, un aumento sostenuto della criminalità ed un declino generale. Le elezioni (le prime “democratiche” in Egitto) sono state il frutto di un forte scambio politico delinquenziale ed in molte aree del Paese il voto è stato letteralmente comprato e scambiato con generi alimentari o di sussistenza primaria. Questo perché il partito dei Fratelli musulmani è da sempre riconosciuto come partito terroristico nel vero senso della parola e vanta la rete economica delle maggiori organizzazioni terroristiche islamiche del mondo (Al Qaeda, Hamas, Jihad islamica egiziana). Con l’avvento di Morsi gli adepti di tale partito e le forze terroristiche hanno goduto per un anno intero di libertà di delinquere in tutti i modi, incrementando ed introducendo nuove forme di violenza mai esistita in Egitto».
Stanca di questo genere di violenze, la popolazione è dunque scesa in piazza.  «Molti esponenti musulmani che hanno supportato i Fratelli musulmani hanno ormai pubblicamente dichiarato la loro contrarietà agli atti ed alle azioni di tal partito. La situazione ora è critica poiché il partito stesso (che visto la tendenza alla violenza era già stato allontanato dalla vita politica, durante Mubarak) non vuole accettare quello che il popolo ha dichiarato: Morsi è stato un incompetente, ha voluto avviare un processo di islamizzazione che il popolo non vuole ed ha portato la vita comune ad un declino generalizzato. Inoltre, sono pienamente consapevoli che alle prossime elezioni, pur partecipandovi, non godranno del consenso avuto al primo turno, quindi questa è l’ultima loro chance di  “contare” sul piano politico egiziano. I militari qui centrano ben poco».
L’esercito in Egitto, infatti, è diverso da come lo sin intende in Italia ed in Europa. «È più un forza di garanzia edi protezione del popolo, che di attacco. L’intervento iniziale è stato importante per arginare le violenze in egitto durante le prime manifestazioni. Ora il percorso è qello che il nuovo governo civile di transizione, possa lavorare per portare il paese alle elezioni (che dovrebbero avvenire nei prossimo sei mesi) ed i Fratelli musulmani devono abbandonare ogni forma di violenza e permettere il riprendersi della vita in Egitto. L’economia egiziana in questi giorni è molto rallentata ed anche il turismo (prima industria per l’Egitto) ne risente moltissimo. Quello che si vede in tv in questi giorni è disgustoso».
Secondo Sorial, si stanno mostrando, infatti, Morsi e i Fratelli Musulmani come vittime. «L’unica vittima, invece, è il popolo. Quella pro Morsi, oggi, è una piccola minoranza, soprattutto rispetto ai 30 milioni scesi nelle piazze a fine giugno. Questo perché Stati Uniti e Paesi occidentali avevano con il governo di Morsi forti interessi politici ed economici in Egitto e, attraverso questo, anche negli altri paesi dell area. È importante che l’Italia si esponga per chiedere che i Fratelli musulmani abbandonino le violenze ed invece aiutino ad arrivare presto alle elezioni».

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