Il caso Bigio “divide” Loggia e Soprintendenza

Per l'amministrazione Del Bono la statua dell'era fascista non deve essere ricollocata in piazza Vittoria, e propone un concorso di idee per la sua sistemazione.

(red.) Il Bigio delle polemiche è stato messo in stand by. A fine novembre ci sarà l’inaugurazione del nuovo volto di piazza Vittoria a Brescia, ma senza la presenza controversa e discussa della statua denominata “L’era fascista” e al centro di una lunga querelle politica.
Nei giorni scorsi si è svolto un incontro tra Palazzo Loggia e la Soprintendenza dei beni Culturali sull’affaire Bigio.
Sul tavolo due posizioni contrapposte: da una parte la Giunta di centrosinistra guidata dal sindaco Emilio del Bono che ha detto “no” alla ricollocazione del manufatto (in via di restauro) e dall’altra invece quella della Soprintendenza che vorrebbe ripristinare l’aspetto filologico dell’area, così come si presentava quando venne costruita.
Nelle opere complementari per la realizzazione del restauro della piazza sono compresi, oltre agli interventi inerenti il metrobus, anche il piedistallo che dovrebbe (il condizionale è d’obbligo) ospitare la statua dello  scultore Dazzi, realizzata nel 1932.
Secondo l’assessore ai Lavori Pubblici Valter Muchetti, la ricollocazione del manufatto non è opportuna, per ragioni politiche, e sebbene vengano comprese le ragioni artistiche della Soprintendenza, viene ribadito il seccco ‘no’ al riposizionamento.
Secondo Muchetti, la gestione della questione Bigio è stata pessima e la precedente amministrazione ne ha fatto così un caso politico ed una battaglia ideologica.
Per ovviare a questa acredine attorno ad una (incolpevole) statua la proposta del Comune è quella di indire un concorso di idee per decidere dove collocare l’opera (a Santa Giulia, come già aveva suggerito anche il critico d’arte Vittorio Sgarbi oppure nella pinacoteca in fase di restauro?) e sistemare un altro manufatto sul piedistallo di piazza Vittoria.
Ma la Soprintendenza non ne fa un discorso politico, ma solo culturale ed artistico, scevro da ogni polemica ideologica. La ristrutturazione della piazza, privata dell’opera di Dazzi resterebbe monca. Tanto più, viene sottolineato, che accanto alla statua verrebbe collocata una targa con la dicitura «l’era fascista vinta dalla democrazia repubblicana».

 

Più informazioni su

Commenti

L'email è richiesta ma non verrà mostrata ai visitatori. Il contenuto di questo commento esprime il pensiero dell'autore e non rappresenta la linea editoriale di QuiBrescia, che rimane autonoma e indipendente. I messaggi inclusi nei commenti non sono testi giornalistici, ma post inviati dai singoli lettori che possono essere automaticamente pubblicati senza filtro preventivo. I commenti che includano uno o più link a siti esterni verranno rimossi in automatico dal sistema.