Stalking, «scandalo no a custodia cautelare»

La Consigliera di Parità di Brescia, Anna Maria Gandolfi, stigmatizza la decisione del Governo di abolire la misura detentiva nel caso di questo reato.

(red.) Abolire la custodia cautelare per il reato di stalking? L’ufficio della Consigliera di Parità della provincia di Brescia, retto da Anna Maria Gandolfi, denuncia la sua indignazione rispetto alla grave notizia. Nel contesto del decreto legge per risolvere il problema dell ‘affollamento carcerario attualmente in esame alla Commissione Giustizia del Senato è passato un emendamento secondo il quale per gli stalkers non scatterebbe più la custodia cautelare, e nemmeno nella forma degli arresti domiciliari.
«E’ scandaloso pensare che quelle donne vittime di stalkers saranno letteralmente in balia dei loro persecutori e questo vale anche per quel 5% di donne che perseguitano i loro ex», ha  sottolineato in una nota la Consigliera di parità bresciana.
«Ma perché iniziare proprio dalla depenalizzazione del reato di stalking per avviare una soluzione al problema del sovraffollamento delle carceri in Italia? Sicuramente tale problema va affrontato con urgenza, ma in questo periodo nel quale la società è testimone di quanto sia grande il problema che riguarda la violenza di genere, solo perché si è donne ex mogli, ex compagne, aggravato da una violenza trasversale anche sui minori, non si può, anzi non si deve neppur minimamente pensare a depenalizzare il reato di stalking, anzi dovrebbero essere inasprire le pene e le forme di rieducazione di questi uomini presi dal senso del possesso delle proprie compagne».
«Proprio a Brescia- viene sottolineato-  questo reato ha dati i risultati più tragici in assoluto, infatti la nostra Provincia detiene il record negativo per l’area Lombardia est rispetto a tali reati (come da indagine dell’Osservatorio sulla Violenza Domestica). I casi più eclatanti e drammatici si sono verificati nel quartiere di San Polo, Via Cremona e ultimo recentissimo la tragedia di Ono San Pietro, solo questi casi hanno visto dieci vittime decedute di cui 4 minorenni uccisi dalla furia omicida dei padri e 3 minorenni sopravvissuti ma comunque testimoni della tragedia. Va ricordato quanto queste donne abbiano prontamente denunciato i loro compagni sia nel caso di Ono San Pietro che di San Polo eppure sono cadute sotto i colpi dei loro ex-compagni».
«A Brescia – ha concluso Anna Maria Gandolfi- 293 sono stati i casi denunciati nel 2012, ma sappiamo essere solo la punta dell’ iceberg. Le donne che non denunciano sono ancora troppe e sicuramente di più di quelle che denunciano, senza contare che in questi numeri non rientrano le violenze subite dalle donne sui luoghi di lavoro sotto altre forme come il mobbing, le discriminazioni di trattamento o peggio le violenze psicologiche».

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