Manerbio, macello: Bisinella attacca Pini

Non si placa la polemica sul megamacello che ora sta diventando una questione politica. Il sindaco di Leno: “E' una porcata”. Meletti: “Procedimento in regola”.

red.) Alla vigilia delle elezioni la vicenda del macello di Manerbio (Brescia) si tinge sempre più dei colori della politica.
La palla è passata al sindaco di Leno, Pietro Bisinella che, teso e corrucciato, davanti ad una folta platea di ambientalisti e ad alcuni giornalisti, ha risposto alle accuse lanciate nei giorni scorsi da Pietro Pini, che avrebbe individuato proprio in Basinella il principale ostacolo alla costruzione del macello. Il primo cittadino lenese ha attaccato l’imprenditore rigettando le accuse al mittente, chiedendo, con evidente ironia, se Pini pensasse che la Bassa fosse il Burundi, e pensasse di poter realizzare uno stabilimento con un impatto ambientale pazzesco senza rispettare la legge.
Le parole di Pini, ha spiegato il sindaco di Leno, che è anche segretario provinciale del Pd, sarebbero del tutto prive di fondamento, perché Leno non ha alcuna possibilità di promuovere o bocciare un progetto manerbiese, dunque, se il piano di Pini non è andato in porto i responsabili sono altri, il Comune di Manerbio  e la Provincia di Brescia. Bisinella ha replicato anche a Rolfi, candidato alle regionali per la Lega Nord, che aveva rimproverato il sindaco di aver mandato in fumo 800 posti di lavoro per motivi ideologici. Il primo cittadino lenese ha ribadito ironicamente affermando che il presidente della provincia, ossia dell’ente che ha sospeso il procedimento, sia un leghista.
Secondo Basinella, in realtà, la colpa originaria sarebbe dell’imprenditore  valtellinese, mentre il Comune di Leno ha solamente posto delle domande, chiedendo garanzie sul consumo dell’acqua sul traffico viabilistico e sulla qualità del lavoro, il tutto per la tutela dei suoi cittadini. Questioni che, secondo Basinella, non hanno mai trovato risposta e i documenti relativi non sono stati presentati.
Diego Peli, capogruppo Pd in Broletto, ha precisato che quando le regole vengono rispettate i permessi arrivano senza problemi. Infatti, dal 2008 non è mai accaduto che la provincia sospendesse un provvedimento per mancanza di documenti.
Il sindaco di Leno ha concluso spiegando che non è stato presentato un piano industriale e non è stato aperto un tavolo con il sindacato. In definitiva, le critiche di Basinella a Pini e all’Amministrazione di Manerbio sono relative al piano procedurale, ma non nasconde di tifare contro un piano che, senza mezzi termini, definisce una porcata.
La sfida del macello continua ad infiammare la Bassa Bresciana e, di conseguenza, anche la campagna elettorale orami alle porte. Nel centro-sinistra, Renato Zaltieri, ex segretario della Cisl e candidato con la Civica Ambrosoli Presidente, ha ribadito  che il macello si deve fare. L’ex sindaco di Manerbio, Cesare Meletti, infine, ha risposto a Basinella affermando che la sua Amministrazione non ha commesso errori: ha attivato il Suap e  cercato a lungo un accordo con il Comune di Leno. Nessuno può parlare di speculazione perché l’area in questione sarà trasformata da agricola in produttiva solo se verrà costruito il macello: diversamente non sarà possibile edificare. I tempi si sono allungati, perché era necessario attendere il via libera del comitato regionale (arrivato pochi giorni fa) in relazione alla vicinanza con Finchimica, ha concluso Meletti. Ma Basinella, irremovibile, ha concluso affermando che Meletti si sta cacciando in un vicolo cieco.

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