Cori razzisti, Ultras: “Da condannare”

Dopo l'intervento di Corioni, anche la tifoseria si esprime sull'episodio avvenuto in Brescia-Padova. "Alla base c'è solo ignoranza e voglia di dar fastidio".

(red.) Anche gli Ultras del Brescia intervengono in seguito all’episodio dei cori razzisti della partita Brescia-Padova e dopo che anche Gino Corioni si era espresso per condannare l’accaduto.
“Sappiamo di fare cosa gradita”, si legge nel comunicato, “alla famiglia Corioni e a molti altri; ciononostante, la nostra coscienza ci impone di fare un tentativo -laddove il nostro esempio forse non è bastato- per interrompere un teatrino per certi versi indegno, e questo sebbene sul banco degli imputati questa volta non ci sia il nostro gruppo”.
Gli Ultras tengono però a sottolineare innanzitutto che la tifoseria del Brescia non può essere etichettata da un punto di vista politico, “essendosi sempre distinta per solidarietà, aggregazione, tolleranza, e soprattutto per una radicata e convinta apoliticità/apartiticità “.
Al Rigamonti, per i tifosi, non si fa politica, e nemmeno si educa al razzismo, in nessun settore. Il fenomeno dei cori razzisiti, però, ha delle precise ragioni. “Un atteggiamento alla base del quale vi è forse un po’ di ignoranza, ma principalmente vi è l’innegabile volontà di disturbare l’avversario (e nient’altro!), sebbene espressa nella maniera peggiore e maggiormente strumentabile. Tutto ciò lo possiamo affermare e dimostrare in ogni momento. Come d’altra parte potremmo facilmente smentire le tesi relative a un piano capzioso atto a colpire la società Brescia Calcio attraverso multe e squalifiche, e questo senza scomodare psicologi, investigatori privati, indagatori dell’incubo, medium e fattucchiere locali”.
Le multe sarebbero una delle tante conseguenze ma non il motivo scatenante di questa deriva tribale. “Dal nostro punto di vista, ridurre questo tipo di manifestazione a un comportamento razzista di basso rango è profondamente sbagliato (ribadiamo: non si tratta di razzismo etnico/culturale, come non si può parlare di aperta responsabilità dei gruppi organizzati); ma ancora più ingiusto e pericoloso sarebbe accentuare troppo la cosa ed estenderla a tutta la tifoseria, con conseguenze inimmaginabili.
Infatti, in una società bravissima a reprimere ma incapace di prevenire e di educare, più della probabile squalifica della gradinata, ci spaventa il giro di vite proclamato nei giorni scorsi. Ci auguriamo infatti non parta una nuova caccia alle streghe, poiché l’ultima ha generato dei veri e propri mostri (leggi altamente liberticide e strumenti molto più discriminatori di quanto sopraccitato), senza per altro ottenere molto, a quanto pare”.
Gli Ultras, dunque, chiedono che non si gettino in pasto all’opinione pubblica i classici capri espiatori. “Ci spiace per quanto sta accadendo intorno a noi, e già dalla prossima partita in casa cercheremo di fare qualcosa di più concreto. Nel frattempo, riflettiamo”.

 

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