Aci, “da Bonomi solo un mucchio di fandonie”

Giulio Ramponi del Comitato ‘Un Nuovo A.C. per Brescia’ si dice "sbigottito" per le parole del presidente contenute nella lettera aperta, smontandole una ad una.

(red.) La lettera aperta (pubblicata a pagamento sui quotidiani locali) del Consiglio direttivo dell’Aci Brescia lascia i componenti del Comitato ‘Un Nuovo A.C. per Brescia’ “quantomeno sbigottiti”.
“Il nostro stupore”, scrive in una nota Giulio Ramponi, “è grande sia nel merito delle informazioni –assolutamente false- che vengono fornite all’opinione pubblica, sia per la forma inconsueta e a nostro parere, con un giudizio pendente presso il Tar, assolutamente inopportuna”.
Ramponi ritiene di “dover ricordare all’opinione pubblica che l’ex direttivo A.C.B. guidato da Aldo Bonomi si è insediato al termine di una partita elettorale viziata da troppe irregolarità e “trucchi”, già ampiamente dimostrati dai servizi di inchiesta di stampa e tv nazionali (Le Iene, Report, L’Espresso e altri), questo per stigmatizzare il concetto di “correttezza e regolarità” di Aldo Bonomi e compari e che la magistratura bresciana tutt’ora, nonostante la costante pressione sull’A.C.B. per svariati motivi nel tempo emersi, non ha mai preso l’iniziativa di dare risposta alle denunce che gli sono state presentate”.
Il Comitato ripercorre brevemente le tappe oggetto di controversie, a partire dalla “composizione con Chopard” che, viene ricordato, “è un accordo sottoscritto irregolarmente da Aldo Bonomi, come già denunciato alla Procura della Repubblica e pubblicamente dall’ex direttore A.C.B. Giorgio Ugaretti; tale accordo è rimasto, in maniera totalmente illegale, secretato all’opinione pubblica, pertanto, gli sbandierati effetti positivi andrebbero dimostrati in concreto e non con proclami vuoti mediante inserzioni a pagamento. Se l’unico effetto positivo fosse il risparmio di spese legali, mi chiedo quale mente razionale potrebbe accordare di cedere una propria proprietà a fronte di un risparmio di spese necessarie a riacquisire i propri diritti”.
In secondo luogo, riferisce Ramponi, “l’A.C. Brescia è sempre stato proprietario della 1000 Miglia e sempre lo sarà, se nessuno cederà i suoi diritti a terzi, come già avvenuto a favore di Chopard, che ancora oggi è titolare del marchio per la classe riguardante gli oggetti preziosi e gli orologi. La 1000 Miglia è un evento rievocativo della corsa di velocità terminata nel 1957, questo fa sì che non potrà mai esistere una 1000 che non parta e termini a Brescia. Chiunque dica una cosa diversa mente e sa di mentire con il solo scopo di vantare come risultato che la 1000 Miglia, come è ovvio che sia, rimanga a Brescia”.
“L’A.C. Brescia”, viene sottolineato, “non ha risorse interne sufficienti alla completa realizzazione dell’Evento, a meno che lo stesso non venga pesantemente ridimensionato, ed in quanto Ente proprietario / Stazione appaltante, solo con una gara d’appalto potrebbe realizzare introiti certi a fronte di garanzie di tutela dell’evento stesso”.
Sull’ “accordo di rete” sottoscritto con gli enti locali, il Comitato ricorda che “partirà il 13 maggio 2013, pertanto oltre la scadenza naturale del direttivo A.C.B. (aprile 2013) che l’ha sottoscritto; per valutarlo sarà necessario vederne i risultati, affidati ad una gestione necessariamente diversa da chi l’ha imbastito. La corsa Malegno-Borno, come le altre competizioni sportive di cui A.C. Brescia è titolare, necessita di introiti a copertura dei disavanzi quasi inevitabili che ne derivano; questo direttivo ha aumentato enormemente i disavanzi della gestione sportiva, senza fornire credibili piani di copertura, come già evidenziato dai direttori precedenti dell’Ente; questo, unitamente all’esposizione di oltre 6.500.000 che A.C.B. aveva in data 22 maggio nei confronti dell’A.C.I. ha portato all’inevitabile commissariamento”.
I componenti del direttivo hanno lavorato gratuitamente? Per Ramponi si tratta di un’affermazione non veritiera “in quanto alcuni di loro ricevono compensi per gli incarichi derivati nelle società controllate; inoltre, l’incarico di amministratore dell’A.C. è per statuto gratuito, non per scelta, proprio per questo, evidentemente, qualcuno ha ricorso all’ “escamotage” del compenso mediante le controllate”.
Infine Ramponi va all’attacco della presidenza dell’ente, riservando una stoccata proprio ad Aldo Bonomi: “come fa conoscere il contenuto della relazione commissariale, che dovrebbe essere solo nelle mani del Ministro Piero Gnudi, oltre che del Presidente A.C.I. Angelo Sticchi Damiani?, è la domanda. “Forse ne ha avuto notizia come fece per la sentenza del Consiglio di Stato del 2010, riguardante le irregolarità elettorali, che anticipò alla stampa un giorno prima della sua pubblicazione?”.
Ora, con l’A.C. Brescia commissariato,  l’unica possibilità giuridicamente sostenibile per cui ad Aldo Bonomi e compagnia venga restituita la guida dell’ente risiede nella riforma, tramite la giustizia amministrativa, del decreto di nomina del commissario. Altrimenti si andrà a nuove elezioni, indette dal commissario al termine del proprio mandato. Questo prevede la legge.
“Confidiamo”, conclude la nota del Comitato, “che l’opinione pubblica abbia sufficiente intelletto per capire autonomamente quante fandonie le siano state propinate sino ad ora, ma riteniamo doveroso replicare a queste ultime così macroscopiche. Lunedì potrebbe tornare il sereno, aspettiamo che Aldo Bonomi ci informi di aver personalmente contattato le nuvole per lasciare spazio al sole”, è la chiosa di Ramponi.

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