Il “Sindaco per sempre” in una mostra in Loggia

Una rassegna fotografica dedicata a Bruno Boni, primo cittadino a Brescia per un trentennio, all'interno della rassegna "Natale nelle Pievi".

(red.) La VII edizione del Natale nelle Pievi (8 dicembre 2011 – 6 gennaio 2012) conserva l’impostazione che negli anni l’ha fatta apprezzare tanto da qualificare questa rassegna come un appuntamento irrinunciabile per i bresciani, ma anche nelle province confinanti.
Al centro della manifestazione, una figura importante per la storia della città: Bruno Boni, per antonomasia “il Sindaco” (in carica per circa trent’anni, dal 1948 al 1975 e poi Presidente della Provincia dal 1975 al 1985), cui vengono dedicati uno spettacolo teatrale e una mostra a Palazzo Loggia.
Lunedì 12 dicembre, alle 17, nela salone Vanvitelliano, viene infatti inaugurata la mostra dedicata a Bruno Boni, seguita da un breve concerto del Coro di voci bianche della Città di Brescia e del Conservatorio “Luca Marenzio” diretto dal Maestro Silvio Baracco.
Dal 13 dicembre al 6 gennaio, poi, nella stessa sede, una mostra fotografica curata da Franco Lucini intitolata “Bruno Boni: “Sindaco per sempre”, nelle immagini di fotografi bresciani e, domenica 18 dicembre, a Palazzo Loggia, alle 18,30 una lettura scenica dedicata al “Sindaco” con Luciano Bertoli.
Bruno Boni nasce, ultimo di quattro figli, l’otto aprile 1918 a Brescia in via Trieste 40, da Benedetto, sarto, e da Carolina Ghirardelli, casalinga che aiutava il marito nell’amministrazione della sartoria. Si diploma geometra nel 1938 rivelando spiccate doti nello studio di matematica e scienze, materie che avrà occasione di insegnare poi all’Istituto Tartaglia.
Frequenta l’oratorio della Pace dove, apprezzato portiere della squadra giovanile di calcio, acquisisce una coscienza critica nei confronti del fascismo entrando poi in ambienti di opposizione al regime. Nel 1942, insieme con altri esponenti cattolici, promuove incontri clandestini per porre le basi alla costituzione della Democrazia Cristiana. Negli anni 1943 e 44 partecipa alle riunioni del Comitato di Liberazione Nazionale clandestino con Pietro Bulloni e Lorenzo Foresti.
Sorvegliato dalla polizia repubblichina, nel settembre del 1944 è arrestato e detenuto per alcuni mesi nel carcere di Canton Mombello. Compie un coraggioso ma vano tentativo di strappare alle SS tedesche e alla morte l’amico Tita Secchi. Nel 1945 rappresenta la Democrazia Cristiana nel CNL di Brescia presieduto dall’avvocato Mario Marchetti. Con le elezioni amministrative del marzo 1946 entra a far parte del Consiglio comunale in Loggia come vicesindaco di Guglielmo Ghislandi dello PSIUP, eletto nel frattempo alla Costituente. Nel 1947 assume la segreteria provinciale della DC in sostituzione dell’avvocato Albino Donati, incarico che manterrà fino al 1951. Il 16 giugno 1948 viene eletto sindaco di Brescia, incarico che manterrà per ben sei tornate amministrative e fino al giugno 1975. Il 13 dicembre 1949 sposa Anna Maria Faini che gli darà tre figli: Roberto, Franca ed Enrico. Nello stesso anno è nominato socio dell’Ateneo di Brescia.
Nell’estate del 1954 viene rieletto segretario provinciale della Dc. Nel mese di luglio 1963 lascia, per incompatibilità statutaria con la carica di sindaco di città capoluogo, l’incarico di segretario della Dc e viene nominato presidente del Comitato provinciale del partito fino al 1976.
Alle elezioni del giugno 1975 viene eletto in Consiglio provinciale e alla carica di Presidente che manterrà sino al 1984. Alle elezioni del maggio 1985 viene candidato all’undicesimo posto nella lista della Democrazia Cristiana ma ottiene 10.770 preferenze e la conseguente carica di Consigliere anziano in Comune.
Presiederà il primo Consiglio in Loggia cedendo poi il posto di sindaco all’avvocato Pietro Padula per assumere la carica di presidente della Camera di Commercio sino al 1992. Nel 1993 viene nominato vicepresidente della Società Autostrade Brescia Padova di cui era già consigliere.
Muore improvvisamente il 6 febbraio 1998 e, come da sua disposizione, gli viene posto nel feretro il libro di Emanuele Severino “Oltre il linguaggio” e sulla lapide al Vantiniano, sotto il nome, viene incisa la scritta “Poeta muto”.

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