Omicidio Carol, Fontana resta in carcere

Il fascicolo è passato alla Procura di Busto Arsizio che ha confermato la custodia in carcere per il 43enne reo confesso dell'omicidio della 26enne.

Borno. Resta in carcere Davide Fontana, il bancario 43enne reo confesso dell’omicidio di Carol Maltesi, la 26enne varesina uccisa e fatta a pezzi nella sua casa di Rescaldina (Milano) ed i cui resti sono stati poi gettati in un dirupo a Borno (Brescia) e ritrovati casualmente da un residente.
Lo ha stabilito il pm di Busto Arsizio, Carlo Alberto Lafiandra, che ha chiesto il rinnovo della custodia cautelare in carcere per l’uomo. Il fascicolo, infatti, è passato da Brescia alla procura del milanese, competente territorialmente, in quanto il delitto è stato compiuto nell’abitazione della ragazza.

Secondo quanto emerso dalle indagini, sarebbe stata una telefonata dell’ex compagno di Carol Maltesi a scatenare la furia omicida di Fontana. Come spiegato dal giudice per le indagini preliminari Stefano Colombo, in quella mattina del 10 gennaio Carol stava girando un video hard con il 43enne quando il telefono ha iniziato a squillare. Dall’altra parte, l’ex compagno della vittima e padre del loro figlio piccolo che chiedeva informazioni riguardo il suo imminente trasferimento a Verona.

Terminata la conversazione, scrive il gip Colombo nella rinnovazione della misura cautelare, Fontana è stato travolto dal terrore di perderla per sempre e, in preda alla rabbia e timoroso di perdere Carol per sempre (per lei aveva lasciato la moglie e si era trasferito a Rescaldina nell’appartamento vicino a quello della ragazza), ha iniziato a colpirla con un martello, quindi l’avrebbe finita squarciandole la gola con un coltello da cucina. La scena dell’omicidio sarebbe stata filmata e gli inquirenti stanno cercando di rintracciare il video, cancellato da Fontana.

Nell’appartamento della 26enne sono state trovate tracce ematiche ed è stato anche ispezionato il congelatore nel quale Fontana, dopo l’omicidio, ha nascosto i resti mutilati della giovane di cui ha prima tentato di disfarsi dandoli alle fiamme in due occasioni, quindi ha deciso di gettarli in un burrone a Paline di Borno, in Valcamonica, luogo dove l’uomo ha raccontato di avere passato le vacanze nella sua infanzia.
Dopo il terribile omicidio il bancario avrebbe quindi inscenato una serie di depistaggi volti ad allontanate i sospetti delle persone che cercavano Carol, rispondendo ai messaggi fingendosi la ragazza. Avrebbe anche utilizzato gli account social della 26enne, pubblicando video e foto, così da far credere che Carol, che aveva intrapreso la carriera nel mondo del porno, fosse ancora in vita.

 

 

 

 

 

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