Arresto primario pronto soccorso di Montichiari, segnalazioni di altre famiglie

I familiari di altre vittime affette da Covid nell'ospedale di Montichiari si muovono. Venerdì l'interrogatorio.

(red.) Per i familiari delle due vittime colpite dal Covid-19 e morte all’ospedale di Montichiari, nella bassa bresciana, gli scorsi 20 e 22 marzo del 2020 con la scoperta che nei loro corpi erano presenti dei farmaci da intubazione e non da utilizzare in quel momento, si tratta di un dolore e di una ferita che si riapre. Ma non sarebbero gli unici. Al centro c’è l’arresto, all’alba di lunedì 25 gennaio, del primario (attualmente sospeso) di pronto soccorso dell’ospedale di Montichiari Carlo Mosca accusato di duplice omicidio volontario e di falso in atto pubblico. Il professionista si trova agli arresti domiciliari nella sua casa di Mantova in attesa di essere sottoposto all’interrogatorio di garanzia con i propri legali venerdì 29 gennaio davanti al giudice delle indagini preliminari Angela Corvi.

Di fronte alla notizia dell’arresto del primario, irrotta come uno tsunami per quanto avvenne in quel periodo drammatico di inizio pandemia, anche altre famiglie che avevano pazienti ricoverati per Covid all’ospedale bresciano e che hanno perso la vita hanno deciso di muovere un passo. Secondo quanto scrive il Giornale di Brescia citando fonti d’indagine, ai carabinieri del Nas di Brescia e alla procura sono arrivate altre segnalazioni che saranno formalizzate in esposti. Le vittime certe di quei farmaci che, in base all’accusa, sarebbero stati somministrati al 61enne Natale Bassi e al 79enne Angelo Paletti, potrebbero non essere le uniche.

Nell’ordinanza di custodia cautelare si fa riferimento al fatto che quei farmaci vengono utilizzati solo in fase di preparazione delle intubazioni, che però all’ospedale di Montichiari in quel periodo di emergenza in primavera erano state in un numero molto ridotto. E nello stesso provvedimento notificato al medico, ai domiciliari, è indicato come i carabinieri del Nas avessero scoperto, come riporta ancora il quotidiano bresciano, un grande ordinativo di quei farmaci che non avevano bisogno di essere utilizzati in quel momento, tra gennaio e aprile del 2020.

E sembra che anche il personale fosse a conoscenza di quel forte uso. Per questo motivo altre famiglie chiedono verità, ma molte delle vittime da Covid sono state cremate e disporre l’autopsia sui resti non è possibile. In attesa dell’interrogatorio il primario (sospeso) ha avuto un primo colloquio con i propri legali dicendosi sereno, consapevole di aver agito in modo corretto, ma soprattutto smentendo di aver somministrato quei farmaci.

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