Esine, ucciso a colpi di roncola per una sigaretta. Storia di degrado foto

La vittima è nota per aver contribuito in tribunale, a far condannare Tramonte per la strage di piazza Loggia.

(red.) A Esine, in Valcamonica, nel bresciano, la maggior parte dei cittadini non si dice stupita per quanto avvenuto lunedì sera 1 giugno nel momento in cui un uomo di 53 anni, Bettino Puritani, ha ucciso a colpi di roncola l’amico convivente Vincenzo Arrigo, di 59. Quella che arriva dal borgo camuno, in via Manzoni e a due passi dalla chiesa parrocchiale, è una storia di estremo disagio e degrado che ha portato alla tragedia. Tanto che in quell’abitazione di Puritani, condivisa poi con l’amico, c’erano tutti gli elementi per non far comprendere come i due potessero vivere in quelle condizioni. Entrambi seguiti dai servizi sociali e noti alle forze dell’ordine, il padrone di casa è di Esine e molto conosciuto in paese, mentre l’altro, la vittima, era di Darfo Boario Terme.

I due si erano conosciuti vivendo di espedienti e Vincenzo Arrigo era stato destinatario di un’ordinanza di custodia cautelare per maltrattamenti sulla compagna. Non aveva rispettato un divieto di avvicinarsi alla donna e cosi si era visto porre agli arresti, con i domiciliari nella casa dell’amico per evitare di finire dietro le sbarre. Questa situazione si era verificata otto mesi prima rispetto a giugno e subito si capiva come quella convivenza fosse forzata. Tanto che i due vivevano persino consumando sigarette o mozziconi trovati per strada. E proprio una sigaretta sarebbe stata alla base della nuova ennesima lite. Arrigo avrebbe chiesto al padrone di casa di uscire di casa lunedì sera per cercare qualche mozzicone da finire, ma al momento in cui l’uomo era rientrato a mani vuote erano partite di nuovo le grida.

Stavolta Arrigo si sarebbe armato di roncola ferendo Puritani che lo aveva disarmato. E lui stesso si era scagliato contro il convivente uccidendolo sotto quei colpi. Sul posto sono giunti i carabinieri, le ambulanze e la Scientifica per ricostruire l’intero quadro, ma ormai del 59enne non c’era più nulla da fare. L’autore dell’omicidio ha quindi consegnato l’arma ai militari e si è fatto condurre in caserma dove ha detto di aver agito dopo essersi cercato di difendere. Ora l’uomo, nel frattempo condotto in carcere e già sentito ieri pomeriggio, martedì 2 giugno, dal pm Paolo Savio, sarà interrogato dal giudice delle indagini preliminari per la convalida dell’arresto. La salma di Vincenzo Arrigo, invece, sarà sottoposta all’autopsia. Tra l’altro il suo nome non è nuovo agli ambienti giudiziari.

Proprio lui, infatti, era stato sentito come testimone nel corso dell’ultimo processo in Corte d’Appello a Milano sulla strage di piazza Loggia e che aveva condannato in via definitiva Maurizio Tramonte e Carlo Maria Maggi. Arrigo era stato testimone rivelando di aver condiviso dal 2003 la cella con l’ex fonte Tritone dei Servizi segreti, Tramonte. Lui gli aveva confidato di aver partecipato alla riunione per pianificare l’attentato e di non aver rivelato nulla di quel piano. E mostrando una foto al compagno di cella con cui si era fatto vedere in piazza Loggia quel 28 maggio del 1974. E da quelle parole pronunciate nell’istituto di pena di Verziano, Arrigo le aveva rese pubbliche in tribunale portando alla condanna di Tramonte. Ma ora per Arrigo è arrivata una tragica fine nell’ambito di un contesto che il Comune aveva più volte segnalato e tanto che i vicini di casa dicono di averli sentiti più volte urlare nel corso di quella convivenza.

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