Maxi frode fiscale da 140 milioni: tre arrestati

Giro di fatture false tra aziende di metalli e i guadagni sui conti correnti aperti in Ungheria. Qui i sodali prelevavano i contanti riportandoli in Italia.

(red.) Nelle ore intorno a venerdì 13 settembre la Guardia di Finanza di Brescia ha messo a segno l’operazione “Lady Danubio” scoprendo una frode fiscale nel commercio di materiali ferrosi per 140 milioni euro di fatture false e portando a 3 arresti e sequestri per 5 milioni di euro. L’indagine coinvolge a vario titolo 29 persone, 26 società con sede in Italia (in provincia di Brescia, ma anche a Milano, Biella e Napoli) e Ungheria, e 7 ditte individuali bresciane. L’attività, coordinata dalla procura di Brescia, ha portato a scoprire una frode “carosello” ai danni dell’Erario con un’evasione di 16 milioni di euro, ma anche delle imprese regolari.

Tramite un giro di fatture false per oltre 140 milioni di euro, gli autori della frode hanno reso in “nero” beni poi rimessi nel circuito economico con margini di guadagno superiori alla media. E anche evaso le tasse trasferendo la competenza a soggetti che non versavano le imposte. Le Fiamme Gialle del Nucleo di Polizia Economico-Finanziaria hanno monitorato un giro di contanti prelevati in Ungheria e dopo bonifici partiti dall’Italia. Con vari appostamenti, pedinamenti e intercettazioni telefoniche, a Fernetti, al confine con la Slovenia, sono stati sequestrati più di 400 mila euro in contanti e nascosti in un’auto.

Un altro sequestro simile era avvenuto in primavera, quando la Finanza di Desenzano del Garda aveva controllato due persone vicine a Lonato del Garda e con 78 mila euro in contanti nascosti nel giubbotto e in ufficio dietro alcuni mobili. Secondo quanto ricostruito, i guadagni dal giro di fatture false finivano su conti correnti aperti in Ungheria e dove gli autori della frode, viaggiando anche in aereo, prelevavano denaro per portarlo in Italia dal confine. “Ti porto lì la tornitura?” diceva uno intercettato. “Quanti quintali?” rispondeva un altro e “Sono 13 mila e qualcosa” diceva il terzo. E non erano metalli, ma denaro. Il giudice delle indagini preliminari del tribunale di Brescia ha poi disposto l’arresto di tre persone e il sequestro di conti correnti beni mobili e immobili.

Commenti

L'email è richiesta ma non verrà mostrata ai visitatori. Il contenuto di questo commento esprime il pensiero dell'autore e non rappresenta la linea editoriale di QuiBrescia, che rimane autonoma e indipendente. I messaggi inclusi nei commenti non sono testi giornalistici, ma post inviati dai singoli lettori che possono essere automaticamente pubblicati senza filtro preventivo. I commenti che includano uno o più link a siti esterni verranno rimossi in automatico dal sistema.