Polmonite, si cerca ancora la causa del contagio

Da lunedì i primi risultati su campioni prelevati. Nel mirino anche le aziende che avrebbero espulso l'acqua dal Chiese in atmosfera. Saltano alcuni eventi.

(red.) L’onda epidemica della polmonite sembra che lentamente stia calando e che i soggetti affetti stiano guarendo. Lo ha sottolineato nella giornata di ieri, mercoledì 12 settembre, l’assessore lombardo al Welfare Giulio Gallera. Ma nel frattempo sta andando avanti la task force d’intesa tra la Regione, l’Agenzia di Tutela della Salute e gli altri enti per capire la causa che ha provocato il malessere di massa. Nel mirino ci sono una trentina di luoghi che potrebbero aver diffuso il batterio tra aziende siderurgiche, zone agricole, centri commerciali e allevamenti ittici o zootecnici. Per questo motivo sono operativi i vigili del fuoco del gruppo Nucleare Biologico Chimico e Radiologico, insieme ai carabinieri di Orio al Serio che hanno volato sulla zona a bordo di elicotteri con telecamere ad alta definizione per verificare meglio il territorio.

Solo da lunedì 17 settembre si conosceranno i risultati dei dati sui campioni prelevati e nel frattempo i primi ad avere i riflettori puntati sono le torri di raffreddamento delle aziende e altre attività che usano acqua. Compresa l’aria condizionata diffusa nei centri commerciali. La sensazione prevalente è che il batterio della legionella, a capo dei casi di polmonite, possa essersi depositato nel fiume Chiese durante le calde secche causate dalla siccità per il continuo prelievo di acqua con cui irrigare i campi nella bassa bresciana o da parte delle aziende. E quest’ultime, trattando proprio l’acqua, l’avrebbero espulsa nebulizzandola dalle torri e in atmosfera. Infatti, sono state controllate la cartiera del Chiese a Montichiari, la Gkn Wheels di Carpenedolo e l’acciaieria di Calvisano del gruppo Feralpi. Ma tutto questo resta ancora da valutare e la procura di Brescia, che ha aperto un’inchiesta per epidemia colposa, sta ancora attendendo risultati. Intanto, anche se la curva epidemica sembra che stia calando, pare però che il batterio sia diventato più aggressivo.

Come scrive Bresciaoggi, un 40enne di Remedello, forse colpito da legionella, è stato trasportato dall’ospedale Poma di Mantova al San Gerardo di Monza e in prognosi riservata. Stessa condizione per un altro 56enne a Remedello e portato al Poma, così come per un 77enne di Montichiari condotto allo stesso ospedale per legionella. Problemi anche per un commerciante di Carpendolo e un 45enne di Borgosotto di Montichiari che sarebbe in coma farmacologico all’ospedale di Desenzano per un’infezione ai polmoni. Pare che siano peggiorate, invece, le condizioni di una 80enne di Ghedi ricoverata nell’ospedale monteclarense per la polmonite. E mentre le centinaia di pazienti stanno affrontando le cure e in parte vengono dimessi, alcune abitudini come precauzione stanno cambiando.

Per esempio, nelle scuole gli studenti si presentano con la bottiglia comprata al supermercato e senza bere quella delle fontane o del rubinetto. Nonostante le rassicurazioni delle autorità competenti sul fatto che il batterio della legionella non si può contrarre usando l’acqua a fini alimentari. Una partita di calcio, invece, quella tra Ghedi e Pavoniana dei dilettanti, era in programma domenica 16 ed è stata rinviata per paura delle docce. A Pralboino la società di calcio locale ha deciso di avviare un intervento straordinario di sanificazione degli spogliatoi. E a questo si aggiunge il fatto che la mostra di Expo Arte Moderna e contemporanea prevista dal 22 al 24 settembre al Centro Fiera del Garda di Montichiari è stata rinviata a data da destinarsi vista la situazione.

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